E’ triste, tristissimo vedere come in questi giorni il futuro Presidente della Repubblica sia oggetto di scambio, interesse, bisca. Si sbriciola il concetto di “garante della Costituzione” nelle bocche di chi della Costituzione se ne serve per strofinarsi la coscienza.

Il nome fatale che minacciano i detentori di questo teatro decadente pesa già come una delusione annunciata. Sembra… è come se il cittadino fosse colui che guarda e basta, fosse straniero in patria e assiste spettatore consenziente che del suo futuro venga emesso giudizio. O condanna. E’ un’epoca banale quella che attraversa questa Italia di banali personaggi politici, in cui il confronto e il dialogo rasentano il tempo di un “cinguettio”. E banale è la giustizia, inevitabile accessorio di questa classe politica che ne sprezza il senso, simbolo di un paese che va ormai fiero del concetto del più furbo, indottrinato a dovere dalla sua stessa natura e dagli ultimi vent’anni, per essere suggellato infine dall’allievo che supera il maestro.

Il futuro è ormai un destino che si gioca in borsa, è denaro svalutato e se tutto questo non basta azzero tutto e mi attacco all’unico dubbio che ancora mi dà certezza: se Matteo Renzi frequenta il pregiudicato per frode fiscale, la legge che senso ha?

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