“Pericolo giallo” è l’ultima copertina di un mensile satirico francese, Fluide Glacial. Un parigino traina un rickshaw. A bordo un cinese accompagnato da una bionda. “Qui si parla cinese” si legge sull’uscio di un negozio. “Ho fame” recita in cinese il cartello di un mendicante. Il mensile gioca sulla paura stereotipata dell’invasione gialla, un cliché completamente occidentale. Siamo ancora legati a un’immagine novecentesca della Repubblica popolare e dell’Asia in genere – pare dire –  mentre eccoci qui a fare lavori umili per i turisti asiatici.

Il Global Times, la voce del Partito in lingua inglese, si è risentito: Fluide Glacial vorrebbe rappresentare “l’occupazione di Parigi da parte dei turisti cinesi”. E a mettersi in un’altra prospettiva non è difficile crederlo. Di certo non è così che veste un cinese che probabilmente è venuto in Europa a comparare Gucci, Prada e Versace. Ma – e questo il punto – a pochi giorni dall’attentato alla redazione di Charlie, il quotidiano di Partito non trova che ci sia nulla di problematico nel titolare: “L’ossessione francese per la libertà d’espressione intensificherà gli scontri”.

E motiva nel testo: “Che gesto indecente! Se il governo cinese attacca la rivista o i cinesi protestano, Fluide Glacial può fare fortuna nell’arco di una notte. I cinesi lo hanno semplicemente ignorato, ma non tutti nel mondo possono essere così pacati”. Si riallaccia quindi alle polemiche sulle vignette su Maometto.

È più difficile per i musulmani cambiare fede che per l’Europa fare qualche aggiustamento sul suo concetto di libertà di espressione. Se i francesi pensano che questi aggiustamenti siano una disgrazia, allora il perseguimento della libertà d’espressione può trasformarsi in una religione”. Il Global Times è un quotidiano populista e non meriterebbe di essere citato se non mi fossi mia malgrado resa conto che da questa parte della muraglia non sono pochi a pensarla in maniera simile.

E c’è un appunto da fare. Solo nel 2014 i turisti cinesi hanno raggiunto quota 109 milioni, l’11 per cento in più rispetto all’anno precedente. E il trend è in crescita. La prima destinazione all’estero non asiatica è proprio la Francia. Ma spesso vanno a Parigi in cerca di Amelie Poulain e si ritrovano vittime di borseggiatori locali.

In molti tornano dall’Europa raccontando di infrastrutture vecchie, inconvenienti e tanta sporcizia. È chiaro che la nostra amata e decadente Europa li ha delusi. E con essa si indebolisce la forza persuasiva dei suoi valori. Libertà, eguaglianza e solidarietà, noi ne siamo convinti. Ma siamo convincenti? E qual è la percentuale di mondo che ci crede ancora? Ecco una domanda che faremo bene a porci.

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