logo_fastwebVi scrivo da questo luogo disconnesso, senza internet né telefono. Sono passati quasi tre giorni da quando l’omino Fastweb è passato da questa casa troncando qualsiasi collegamento della famiglia Di Blasi col mondo esterno.

Diffidate di Fastweb, anche quando porta doni.

Tutto era cominciato con un sms. Era l’8 gennaio. “Gentile cliente, nei prossimi giorni riceverà il nuovo modem. Lo colleghi subito!”. C’era pure il punto esclamativo. Simbolo di entusiasmo, di velocità, di ammodernamento. Sarei passato alla “Fibra”, scelta di futuro, di un’Italia che cambia e ci crede.

Passano pochi giorni ed eccolo il dono. Un modem nero, più piccolo di quello precedente. Dicono: lo colleghi subito! Che ci vuole? Inserisci i tre cavi e via: la “Fibra”.

Eccola la “Fibra”. Il collegamento va a singhiozzo, ogni tanto si disconnette e bisogna dare un piccolo colpetto alla trasmittente come nelle vecchie tv. Un amarcord.

Una domenica, tra una connessione e una disconnessione, chiamo il servizio clienti. C’è un messaggio preregistrato che, a ogni telefonata, appare più irridente: “Gentile cliente il collegamento del suo modem Fastweb è andato a buon fine”. Poi la cortese signora dall’altra parte del telefono spiega: “La fibra le arriverà il 26 gennaio, non si preoccupi, ogni tanto si disconnette per questo”.

Pace. Ci può stare. Non facciamo drammi. Passano due giorni. E’ un pomeriggio e sono sereno. Da un call center arriva una telefonata inaspettata: è Fastweb. “Domani arriverà un tecnico”. “A fare che?”. “Non glielo so dire”. C’è una voce dentro la testa che ronza: “Diffidare, diffidare, diffidare”. Breve contrattazione: cedo. Il tecnico verrà alle otto del giorno seguente.

Sono le otto. Il tecnico è dentro casa e nessuno dei due sa cosa fare. “Forse le devo portare la fibra”, enuclea. “Forse”, allargo le braccia. L’ora è quella che è. Preparo due caffè. Lui guarda il modem esperto: “Ma questo non è per la fibra”. Dice? Cerca la scatola in cui l’oggetto è giunto in casa. C’è scritto “Fibra ready”. Conviene: “E’ per la fibra”.

Sono passati tre quarti d’ora. Il tecnico è già sceso in strada. Ha aperto l’armadio esterno delle connessioni e mi ha “collegato alla fibra”. Così dice. Eppure non funzionano né internet né il telefono. La situazione lo innervosisce. Intima: “Chiami il servizio clienti”. Lo chiamo. La cortese signorina suggerisce di spegnere e riaccendere. Lo facciamo. Nessun segno di vita. Richiamiamo. L’omino, che mi avvisa di non citare la circostanza che lui è lì, a un certo punto si arrabbia, prende il telefono e inizia ad urlare contro il servizio clienti: “Le ho detto che l’ho collegato alla centralina!”. Seguono improperi. La conversazione finisce male. Alla fine lui decide di andare via “perché devo lavorare!”.

Ecco. Saranno state le dieci meno una quarto di mattina di tre giorni fa. Da allora le conversazioni via cellulare con il servizio clienti di Fastweb sono imbarazzanti. “Lei ha ragione, il tecnico l’ha scollegata da esterno”. “La fibra arriverà il 26 gennaio, fino ad allora niente”. “C’è un guasto sulla linea”. “Stiamo lavorando in zona e siete tutti scollegati”. “Entro 72 ore sarà tutto risolto”. “Deve aspettare ancora pochi giorni”.

In nottata arriva una mail: “Le comunichiamo che il suo codice di migrazione è variato”. Un chiaro invito ad abbandonare la nave.

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