“C’è un problema di civiltà, ormai viviamo in uno stato di guerra”. Così Philippe Blondin, il presidente del museo ebraico del Belgio oggetto lo scorso maggio di un attentato terroristico costato la vita di quattro persone. Se a presidiare il museo dopo l’attentato di maggio ci pensava la polizia, dopo quanto accaduto a Charlie Hebdo a Parigi e il blitz che ha portato all’uccisione di due terroristi nella cittadina belga di Verviers, oggi di fronte alle porte del museo c’è l’esercito. Paura di un attacco? “Questi fanatici possono colpire chiunque, ovunque e in qualunque modo” risponde Blondin, che parla di un nuovo modo di vivere” scandito dalla minaccia dei terroristi. “‘Il problema è tutto politico, e per quanto riguarda i paesi europei va risolto a livello dell’Ue”, conclude   di Alessio Pisanò 

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