Viva la satira (in Francia), l’editoriale di Marco Travaglio su il Fatto Quotidiano del 9 gennaio, mi offre il destro per ripercorrere l’ascesa e la relativa caduta, seguita da una difficilissima risalita di Frigidaire, la rivista cult diretta da Vincenzo Sparagna a cui collaborarono celebri matite & sceneggiatori con/temporanei, viste & considerate talune loro precoci dipartite come nel caso di Andrea Pazienza, Stefano Tamburini & via discorrendo.

Travaglio nel suo pezzo stigmatizza questa “commovente appassionata difesa della libertà assoluta di satira da parte dei peggiori censori italioti […] che si lancia ora come scudo umano a protezione dei corpi ormai esanimi dei giornalisti e vignettisti di Charlie Hebdo, quindi a rischio zero […] purché, of course, non in Italia”, visto & considerato il loro motto “scherza coi fanti e pure coi santi, ma lasciate stare i politici italiani” ma anche, aggiungiamo, i loro reggipancia & reggicoda c’est a dire la grande maggioranza dei giornalisti italioti.

Com’è ovvio, all’elenco del condirettore del Fatto possiamo aggiungere altri innumeri casi di censura anche più gravi di quelli a carico di Daniele Luttazzi e di Sabina Guzzanti, in questo ex bel paesino strabuzzante di censori a torto e a/traverso ma non a tempo perso, come dimostra il caso di Frigidaire che a parte le molte censure subite, continua a subire forme di ostruzionismo capaci di colpire la satira e i suoi promotori, per soffocamento e per sfinimento, minacciandone la scomparsa o almeno un suo ridimensionamento.

Frigidaire, rivista d’assalto giornalistico & fumetti, fondata nel 1980 da Filippo Scozzari, Stefano Tamburini e Vincenzo Sparagna suo unico direttore, vide tra i suoi principali collaboratori Tanino Liberatore, Massimo Mattioli, Andrea Pazienza e molti altri come il sottoscritto. La rivista sin dal primo numero suscitò l’entusiasmo di generazioni giovani e meno giovani. Un entusiasmo che fece assurgere Frigo al primo posto nell’esigua classifica dei fogli irridenti e anti potenti. Fatto che non impedì a Frigidaire d’essere incluso nella lista delle riviste culturali che potevano accedere al rimborso del sovrapprezzo italiano della carta. Piuttosto cara per una rivista popolare ma d’élite stampata in quadricromia su carta patinata, ma almeno fino al 1986 tutto andò relativamente liscio.

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In ogni caso già a partire dai primi anni ’80 su Frigo cominciarono a piovere, per lo più per iniziativa dei questori, sequestri d’ufficio. Procedimenti penali che comportarono anche alcune condanne al carcere per Sparagna, evitato grazie a successive assoluzioni e condizionali. Ma poi le cose ricominciarono a filare nonostante i sequestri, le denunce e le soverchierie annesse & connesse, comprese quelle di distributori s/pregiudicati, la rivista andò egualmente avanti in modo relativamente tranquillo fino al 1986 quando la commissione per l’editoria della presidenza del consiglio, presieduta dal braccio destro di Craxi, Giuliano Amato, declassò Frigidaire a rivista pornografica e violenta escludendola dalla categoria delle riviste culturali. Di conseguenza Sparagna si vide sottrarre d’amblée circa mezzo miliardo di vecchie lire, già destinate in bilancio a coprire la pregressa esposizione debitoria. Un importo così rilevante che da quel momento, per quanti sacrifici si facessero, le entrate non riuscirono più a recuperare i debiti, tanto che Sparagna fu costretto a ipotecare più volte la sua unica casa e vide partire per altri lidi molti collaboratori.

Dopo l’era Craxi, che pure era riuscito a far condannare Sparagna a un mese di prigione, la situazione peggiorò ulteriormente. Infatti se sul piano penale, grazie all’insussistenza delle accuse, era più facile difendersi, sul piano civile le cose andarono via via appesantendosi. L’ultimo esempio è la querela per diffamazione che l’allora ministro Bertolaso – in seguito a un editoriale di Sparagna titolato Bertoldo, Bertoldino & Bertolaso – intentò all’autore, a Frigidaire e a Liberazione che aveva ospitato il testo, chiedendo un risarcimento complessivo di oltre di 100mila euro. Il procedimento civile è durato quattro anni, ma infine, grazie alla difesa dell’amico avvocato Nino Marazzita, si è concluso nel giugno scorso con la condanna di Bertolaso al pagamento delle spese legali per circa 15 mila euro.

Per quanto perseguitato e bersagliato in molti modi Frigidaire riuscì comunque a resistere fino al 1998 e poi, a fasi alterne, fino al 2003 quando Sparagna fu costretto a vendere casa ormai sommersa dalle ipoteche.copertina_retro_233

Di conseguenza la pubblicazione restò sospesa fino al 2009 dopo che nel 2006 a Giano dell’Umbria, paesino di tremila anime in provincia di Perugia, Sparagna fondò in una ex colonia di Balilla abbandonata, presa in concessione a pagamento, la Repubblica di Frigolandia e riorganizzò la redazione. Ma anche qui le due amministrazioni piddine succedutesi nel tempo, invece di sostenere il centro culturale, cercano ostinatamente di costringere Sparagna a sbaraccare baracca & burattini, inclusi i due mensili Frigidaire e il Nuovo Male. Riviste che, pur in versioni ridotte, il vecchio direttore riesce ancora a stampare e a distribuire in edicola alla faccia di chi in pubblico difende la satira ma che nelle segrete stanze la maledice e la combatte q.b. – quanto basta per farla fuori definitivamente senza sparare un colpo.

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