Il renziano Michele Emiliano prende atto che in Liguria il problema esiste ed è serio. “Le primarie devono funzionare come le elezioni vere e vanno tutelate dalle stesse norme, anche penali, delle elezioni ordinarie” spiega il candidato dem alla presidenza della Puglia. Richiamo alla legalità che arriva dopo giorni di polemiche e tensioni segnate dall’addio al Pd, con tanto di denuncia di brogli e possibili strascichi giudiziari, dell’ormai ex aspirante governatore Sergio Cofferati. Una vicenda che rischia ora di pesare sulla partita per il Quirinale, per il modo “sbrigativo” e “offensivo” (copyright Stefano Fassina) con cui è stata trattata. Come se non bastasse, ci si mettono anche i sondaggi ad agitare i sonni di Matteo Renzi in un Partito democratico che, pur confermandosi la prima forza politica del Paese, si ritrova ora a fare i conti con una consistente perdita di consensi. Sei punti percentuali bruciati (-3,5% solo negli ultimi due mesi) dalle Europee ad oggi, stando all’ultima rilevazione Ipsos pubblicata dal Corriere della Sera. Con il Pd che passa, secondo l’istituto guidato da Nando Pagnoncelli, dal 40,8% del maggio dell’anno scorso all’attuale 34,8. Una doccia ancora più fredda facendo i conti in tasca anche alle coalizioni, con il centrosinistra (Pd e Sel) attestato al 38,6% e il centrodestra (Forza Italia, Lega, Ncd, Udc e Fratelli d’Italia) staccato di poco più di due punti al 36,3%.

PRIMARIE AVVELENATE – Non è la prima volta che le primarie del Partito democratico finiscono nel vortice delle polemiche. Era successo già per le comunali di Napoli nel 2011. Furono le primarie dell’affluenza record, di seggi con un voto espresso ogni ventinove secondi. Ma anche quelle della vittoria di Pirro del bassoliniano ed europarlamentare Andrea Cozzolino. Una vittoria, per altro, mai riconosciuta dal Pd che, a differenza del caso ligure, decise di annullare tutto. Prima che la vicenda divenisse materia di indagine per la Procura distrettuale antimafia del capoluogo campano. Poi seguirono le più recenti polemiche legate alle primarie di Roma, che nel 2013 incoronarono Ignazio Marino candidato sindaco (poi eletto) della capitale. “Le solite incredibili file di Rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica”, scrisse su Facebook Cristiana Alicata, componente renziana della direzione regionale del Pd.

QUESTIONE MORALE – Curioso che, di nuovo oggi, sia sempre lei ad evocare la questione morale riferendosi al pasticcio della Liguria. Da un lato (su Facebook) critica la decisione di Cofferati, ma dall’altro (su Twitter) lancia una bordata al partito: “Non servono regole per le primarie, ma dirigenti che stanno poco. Non 20 anni come tanti che abbiamo avuto”. Non tutti i renziani hanno aperto il fuoco su Sergio Cofferati: c’è anche chi si pone più di qualche domanda. Non manca, infatti, la manifestazione di un evidente fastidio rispetto a quanto accaduto in Liguria. Michele Emiliano, candidato alla presidenza della Regione Puglia, usa parole chiare per chiedere una riforma delle primarie, un tempo giudicate intoccabili dai pasdaran renziani. “Credo che sia giunto il momento di regolare per legge le primarie e renderle uno strumento normale di scelta dei candidati” dice a ilfattoquotidiano.it. “È chiaro – spiega l’ex sindaco di Bari – che la partecipazione non può dipendere dall’esame del dna dell’elettore. Non possono essere riservate ad alcuni gruppi piuttosto che ad altri. Devono funzionare come le elezioni vere”. Emiliano chiude con una promessa, che risuona come un ulteriore pungolo alla segreteria nazionale: “Se diverrò presidente chiederò al consiglio regionale di varare una legge che le preveda per le elezioni regionali come già avviene in Toscana”.

REGOLE DA RIVEDERE – La deputata Giuditta Pini, giovane turca in avvicinamento al renzismo, non fatica ad ammettere le anomalie: “Il caso ligure ci dice che qualcosa è successo e cioè che esistono le primarie con degli strumenti di garanzia, ma non è possibile che le primarie diventino un danno per il partito. Cofferati ha esagerato, ma è necessario rivedere qualcosa”. Sulle modifiche, nello specifico, la Pini puntualizza: “Bisogna renderle più impermeabili, determinando una lista degli iscritti di quelli che possono partecipare”. Dunque una sorta di de profundis per le primarie come piacevano a Renzi. “Il fatto di renderle apertissime – avverte – non può diventare un modo con cui il centrodestra determina la scelta di un candidato”. Dalla segreteria del Pd, il renziano Ernesto Carbone dice tutto in poche parole: “Io sogno le primarie per legge, stile Stati Uniti d’America. E in Liguria non va buttato via il bambino insieme all’acqua sporca”.

EMORRAGIA RENZIANA – Tutti argomenti sui quali riflettere. Insieme ai segnali di insofferenza dell’elettorato dem. Tre i ‘segmenti’ che, secondo il sondaggio di Pagnoncelli, starebbero abbandonando il Pd dopo l’ubriacatura renziana. “I ceti professionalizzati che dopo aver investito sul premier, tendono a tornare nell’area di centrodestra (in particolare Forza Italia); i bassi titoli di studio, le persone di età medio/alta, le casalinghe, da un lato più esposti alla crisi, dall’altro più delusi nelle attese (qualche volta messianiche) verso il governo, che si orientano maggiormente verso la destra (Lega e FdI); infine giovani e studenti, che si orientano verso la Lega in primis e poi le forze centriste”. Insomma, i tempi del partito ‘pigliatutti’ sembrano (per ora) ormai tramontati. Dopo appena otto mesi.

Twitter: @SteI @Antonio_Pitoni

(ha collaborato Stefano Iannaccone)

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