“Non ho parole per condividere il vostro dolore. Vi confido che quando a Roma ho visto la devastazione del tifone ho capito che dovevo essere qui, quel giorno ho deciso questo viaggio. Vi dico solo che sono con voi. Un po’ tardi mi direte, in verità, però ci sono”. Con queste parole, pronunciate a braccio in spagnolo, Papa Francesco ha voluto esprimere la sua vicinanza ad alcuni superstiti del tifone Yolanda che nel novembre 2013 ha provocato 8mila vittime e 500mila case distrutte. Bergoglio ha celebrato la messa con 200mila fedeli nella città di Tacloban sotto una pioggia battente indossando, come tutti i presenti, una cerata impermeabile gialla sopra i paramenti sacri.

“So – ha affermato il Papa nella sua omelia suscitando la commozione dei fedeli – che molti di voi hanno perduto tutto. Piango con voi. Io non trovo le parole. Non so cosa dirvi, ma il Signore sa cosa dirvi. So che avete perso anche parenti e amici. Posso stare solo in silenzio ed essere vicino a voi, accompagnandovi con questo silenzio. Non siamo soli, no. Abbiamo Gesù. Abbiamo anche molti fratelli che sono venuti a salutarci. Siamo fratelli e sorelle perché ci aiutiamo a vicenda. Perdonatemi ma non ho altro da dirvi. Andiamo avanti e camminiamo insieme”.

Ma l’arrivo della tempesta tropicale Amang ha modificato completamente il programma della giornata nella quale il Papa avrebbe dovuto pranzare con 30 superstiti e familiari delle vittime del tifone Yolanda e successivamente incontrare i sacerdoti e i religiosi nella cattedrale di Palo. A causa delle condizioni meteo, infatti, diversi appuntamenti sono stati ridotti e Bergoglio è stato costretto a rientrare a Manila con 4 ore di anticipo rispetto al previsto, riuscendo però a benedire anche il “Pope Francis Center for the Poor” dove ha incontrato una cinquantina di orfani e di anziani assistiti da alcuni religiosi e volontari della comunità carismatica coreana.

Nell’omelia preparata dal Papa per la messa con i superstiti del tifone, che il Vaticano ha dato per letta, Francesco ha puntato il dito con lo “sciacallaggio, le ruberie e le mancate risposte a questo grande dramma umano” indicando questi episodi come “altrettanti tragici segni del male“. Con una richiesta, infine, di Bergoglio “ai governanti, alle agenzie internazionali, ai benefattori e alle persone di buona volontà di non stancarsi. Rimane ancora molto da fare. Anche se le prime pagine dei giornali sono cambiate, le necessità rimangono”. Già nel suo primo discorso a Manila, Francesco aveva chiesto ai politici di “rifiutare ogni forma di corruzione che distoglie risorse dai poveri”.

Nel discorso che il Papa avrebbe rivolto ai sacerdoti e ai religiosi di Tacloban se non fosse dovuto rientrare subito a Manila a causa della tempesta tropicale, Bergoglio chiede “che si faccia di più per i poveri. Soprattutto, chiedo che i poveri dell’intero Paese vengano trattati in maniera equa, che la loro dignità sia rispettata, che le scelte politiche ed economiche siano giuste e inclusive, che le opportunità di lavoro e di educazione vengano accresciute e che siano rimossi gli ostacoli all’attuazione dei servizi sociali. Il criterio con cui trattiamo i poveri sarà quello con il quale verremo giudicati. Chiedo a voi tutti, e a quanti sono responsabili del bene della società, di riaffermare l’impegno per la giustizia sociale e il riscatto dei poveri, sia qui sia in tutte le Filippine”.

Twitter: @FrancescoGrana

 

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