Lo scorso 19 dicembre 2014 è stato approvato dalla Commissione europea il Programma di cooperazione territoriale Urbact III nell’ambito del periodo di programmazione 2014-2020. Il programma, finanziato con una dotazione di € 96.324.550 (€ 74.301.909 Fers e 22.022.641 di fondi nazionali), copre tutti i 28 paesi membri dell’Unione europea, nonché due paesi come Norvegia e Svizzera.

Urbact III funzionerà come un programma europeo di scambio e apprendimento con lo scopo di promuovere lo sviluppo urbano sostenibile: faciliterà lo scambio di conoscenze e buone pratiche tra città ed altri organismi locali, permetterà alle città europee di lavorare insieme per sviluppare soluzioni alle sfide urbane e condividere buone pratiche, lezioni apprese e soluzioni con tutti gli stakeholders coinvolti nelle politiche urbane in tutta Europa.
Dopo l’approvazione di dicembre, adesso si stanno svolgendo gli Infodays nazionali Urbact nei vari paesi membri e a febbraio usciranno i primi bandi.

urbactIl programma Urbact III si inserisce nell’ambito della politica di coesione europea, dove già da tempo si parla di un’agenda urbana europea, rivolta a sostenere le città nel fronteggiare le sfide correlate allo sviluppo urbano sostenibile.

Secondo i dati forniti dalla rivista ufficiale dell’Ue n.50 – Panorama-Inforegio, circa il 72% della popolazione totale dell’Ue, vale a dire quasi 360 milioni di persone, vive in città, centri urbani e periferie e, secondo le stime, questo valore dovrebbe raggiungere l’80%  entro il 2050.

La situazione delle aree urbane è paradossale: sono il luogo in cui si sviluppa l’economia, ma sono interessate dai più alti tassi di disoccupazione; la densità di popolazione consentirebbe di avere abitazioni e trasporti più efficienti da un punto di vista energetico, ma genera anche congestioni e inquinamento. È necessario adottare un approccio integrato per affrontare queste sfide così complesse.

In Europa le città stanno vivendo un delicato e complesso processo di transizione verso quelle che saranno le città del futuro. Città sempre più affollate, luoghi di incontro fisico e culturale di molteplici etnie, ognuna delle quali portatrice della propria storia, c.d.  “Città mosaico”.

Oltre la metà del bilancio della politica di coesione per il 2014-2020 sarà investito nelle aree urbane in settori quali affari sociali, cultura, trasporti, energia e ambiente.

Una politica urbana europea nella sua operatività indubbiamente assegnerà alle città maggiori risorse economiche e un ruolo che consenta loro di essere maggiormente e direttamente coinvolte nel processo di governance della politica di coesione. Le città capitali saranno attori di principale rilievo e avranno competenze proprie nell’Agenda Urbana Europea.

Anche l’Italia, recependo la politica europea di coesione 2014-2020, è tenuta a redigere una ambiziosa Agenda urbana nazionale per permettere alle amministrazioni cittadine di essere direttamente coinvolte nell’elaborazione delle strategie di  sviluppo. Nel nostro paese l’Agenda urbana nazionale condivisa dovrà accompagnare la nascita delle Città metropolitane per garantire il buon uso delle risorse per le politiche di coesione e la loro integrazione con le politiche ordinarie.

Già nel 2012 il governo Monti istituì ed incaricò il CIPU (Comitato Interministeriale per le politiche urbane) di redigere un agenda urbana nazionale. Ad ottobre 2014 il governo Renzi  ha introdotto Urban@it – Centro nazionale di studi per le politiche urbane con amministratori locali e docenti universitari per contribuire all’ideazione e all’implementazione di un nuovo ciclo di programmazione di politiche urbane.

Il programma Urbact nasce per l’esattezza nel 2002 con l’obiettivo di favorire lo sviluppo urbano sostenibile, abbracciando la dimensione sociale, economica ed ambientale delle sfide urbane;  in questi primi tredici anni , attraverso i programmi Urbact I e Urbact II , ha permesso la realizzazione di importanti progetti pilota.

Infatti visitando il Portale Cittalia – Fondazione Anci Ricerche , sito che rappresenta il punto di informazione italiano per il Programma URBACT  e dove è possibile individuare le città italiane che hanno partecipato al programma negli anni scorsi, si può prendere visione di progetti già realizzati che possano essere da spunto e da esempio per altre amministrazioni; troviamo Roma con il progetto Tutur per sfruttare al massimo le potenzialità del patrimonio immobiliare della capitale, o Udine che ha partecipato al progetto ROMA-NeT per individuare soluzioni sostenibili che migliorino le condizioni di vita delle popolazioni Rom, non solo grandi o medie città, anche i piccoli comuni come Fermo con il progetto GastronomicCities con l’obiettivo di favorire il rilancio del territorio ed il brand urbano attraverso la gastronomia o Sternatia nel Leccese ha preso parte al progetto ‘Wood Footprint’ che mira ad incoraggiare lo sviluppo economico locale attraverso un uso intelligente ed innovativo dei siti dismessi (edifici e spazi).

Mi chiedo adesso se i cittadini di queste città sono a conoscenza dei progetti realizzati o che si stanno realizzando nelle loro realtà urbane, o se vi sono stati coinvolti in qualche modo con consultazioni o cooperazioni, se non altro per conoscere il loro punto di vista;  il rischio che si corre infatti  è che la scarsa partecipazione cittadina o l’inesistente relazione con il contesto socio ambientale, di questi mega progetti possa trasformarli in mono progetti.

@federicocim
Facebook: Federico Cimmino

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