Berna dice addio, a sorpresa, al “tetto minimo” per il cambio tra il franco e l’euro. E scatena il panico in Borsa ma anche tra i piccoli risparmiatori. In pratica la Banca nazionale svizzera ha deciso, in modo del tutto inatteso dai mercati, di lasciar fluttuare liberamente la valuta nazionale, che dal settembre 2011 viene artificialmente mantenuta “debole” per favorire le esportazioni e il mercato del lavoro. Qualcosa di simile a quello che avveniva in Italia negli anni ’90, quando Roma riduceva il valore della lira per far recuperare terreno ai propri prodotti sui mercati internazionali. Non per niente si parlava di “svalutazioni competitive“. La Svizzera più di tre anni fa ha introdotto, con lo stesso intento, una soglia di 1,20 franchi per un euro sotto la quale la moneta non poteva scendere.

Il presidente della Swiss national bank, Thomas Jordan, solo dieci giorni fa aveva definito il tetto “assolutamente centrale” e irrinunciabile. Oggi il dietrofront, arrivato come un fulmine a ciel sereno. Il tasso di cambio minimo, si legge in una nota della Banca nazionale, “è stato introdotto in un periodo di sopravalutazione eccezionale del franco e di un alto livello di incertezza nei mercati finanziari”, ma ora “non è più giustificato” perché “per quanto la valutazione del franco sia sempre alta” ora “l’euro si è deprezzato in modo considerevole rispetto al dollaro con il conseguente indebolimento del franco rispetto alla moneta Usa”.

Nick Hayeck, numero uno di Swatch Group: “E’ un vero e proprio tsunami per l’industria legata all’export e per il turismo”

La mossa ha subito creato il panico sui mercati, che temono ripercussioni sulla competitività dei prodotti svizzeri. Subito dopo l’annuncio, infatti, il franco ha iniziato a rafforzarsi arrivando a salire sopra la parità con l’euro per poi assestarsi intorno a 1,03. Immediato il crollo della Borsa di Zurigo, arrivata a lasciare sul terreno l’11% prima di chiudere a -8,48%, il peggior tonfo degli ultimi 25 anni. I cali maggiori hanno colpito i titoli più legati all’export, con Swatch a -16,35% e il gruppo del lusso Richemont a -15,5%, e i finanziari, con Credit Suisse a -10,99 per cento. Nick Hayeck, numero uno di Swatch Group, ha definito la decisione “un vero e proprio tsunami, per l’industria legata all’export come per il turismo”.

Il produttore di cioccolatini Lindt, che ha ceduto oltre il 3%, ha fatto sapere che si aspetta che “le esportazioni dirette dalla Svizzera soffriranno” e per limitare “in parte” l’impatto negativo utilizzerà di più gli otto impianti situati fuori dalla Confederazione. Mark Haefele, Global chief investment della banca Ubs, citato da Bloomberg ha anticipato che la decisione avrà un “grandeimpatto negativo sull’economia del Paese. L’amministratore delegato del Casinò di Campione d’Italia, Carlo Pagan, ha detto che l’esplosione a sorpresa del franco svizzero sull’euro “per noi è come una catastrofe naturale: abbiamo calcolato che i nostri costi annui sono aumentati di 20 milioni in una giornata”, perché la struttura incassa per l’80% in euro ma paga in franchi.

Nel frattempo è iniziata la corsa ad accaparrarsi euro agli sportelli delle banche e nei bancomat. Stando a un portavoce di Raiffeisen citato dal Corriere del Ticino “è evidente che molti ritengono di poter avere oggi euro più a buon mercato di domani”. PostFinance ha interrotto temporaneamente il commercio sulle sue piattaforme internet. Code anche alla dogana, per i controlli sugli italiani che rientrano nella Penisola dopo aver ritirato denaro dagli istituti elvetici approfittando della momentanea salita del franco sopra la parità.

Per l’amministrazione delegato del Casinò di Campione “è come una catastrofe naturale: i nostri costi annui sono aumentati di 20 milioni in un giorno”

Secondo Vincenzo Longo, market strategist di IG, la Swiss national bank ha preso atto che “non sarebbe stata in grado più di difendere il floor (tetto minimo, ndr) era emerso già la scorsa settimana, quando si era diffusa la notizia del nuovo record in valuta estera raggiunto dalla Banca centrale (quasi 500 miliardi di dollari). Le vendite di franchi svizzeri sul mercato da parte della Banca centrale degli ultimi mesi hanno infatti incrementato il livello delle riserve in dollari ed euro, a scapito della valuta nazionale”. La Snb ha così deciso di non aspettare il 22 gennaio, quando la Bce dovrebbe annunciare il proprio piano di acquisto di titoli di Stato che farebbe calare ancora di più le quotazioni dell’euro. E ha mollato il colpo già ora.

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