Sono più di 300 i casi di prepotenze online compiuti da minori contro i propri coetanei nel 2014. Un dato che si va a sommare ai ventotto ragazzi denunciati all’autorità giudiziaria per aver fatto circolare immagini sessuali di compagni di classe o averli perseguitati. A scendere in campo contro il cyberbullismo e per cercare di cambiare i numeri presentati dalla Polizia postale, da ieri il ministero della Pubblica istruzione con il Garante per l’infanzia e l’adolescenza in collaborazione con la Polizia di Stato, hanno dato il via alla campagna “Una vita da social”, rivolta a studenti, genitori ed insegnanti. Intanto a Genova, Alidi, l’Associazione per le libertà informatiche e digitali ha messo in piedi il primo corso di arti marziali digitali per imparare a difendersi dagli aggressori in Rete.

Il quadro dipinto dagli agenti della Polizia Postale e rilanciato anche dalla rivista “La Tecnica della Scuola” non è per nulla confortante: i casi di cyberbullismo sono aumentati del doppio rispetto all’anno precedente (150). Nel 2014 trentotto persone sono state arrestate e 428 denunciate per adescamento online di minori, produzione, diffusione e commercializzazione di materiale pedopornografico su Internet. Di queste 229 sono le denunce per il solo reato di adescamento, delle quali 155 relative ad approcci avvenuti sui social network. Preoccupanti anche i dati relativi al gioco d’azzardo online che spesso travolgono anche i minori: nel 2014 si sono registrate 22 persone denunciate e sono state applicate sanzioni amministrative per 120mila euro. Impressiona, infine, sapere che 142 sono state le segnalazioni sul fronte dell’eversione e del proselitismo online di matrice religiosa.

A mettere un freno a questa situazione ci prova il Miur: nella prima edizione di “Una vita da social” gli operatori della Polizia postale hanno incontrato cento mila studenti nelle piazze e altri 400 mila nelle scuole; hanno parlato con 15mila genitori e 8mila insegnanti per un totale di 1800 istituti coinvolti in 42 città diverse. La pagina Facebook aperta sui temi della sicurezza online ha raggiunto oltre 400 visualizzazioni. Anche quest’anno con la collaborazione di Italiaonline, Libero.it, Virgilio.it, Fastweb, FireEye, Google, H3G, Microsoft, Telecom Italia e altri colossi dell’industria informatica il Miur punterà a sensibilizzare i giovani per evitare forme di prevaricazione connesse ad un uso sbagliato della Rete.

Una battaglia che a Genova è stata messa in campo dal circolo Arci Zenzero con l’associazione Alid proponendo il primo corso di Zanshin Tech: piccoli “judoka del web” vengono allenati a capire quando una mail è fasulla o a imparare a risalire ad un profilo Facebook. La pratica dello Zanshin Tech prevede approfondimenti sulle tecnologie sia hardware sia software in modo da sapere usare le tecnologie prima e meglio di chi può farci del male. Nei livelli successivi lo Zanshin Tech diventa peer education: gli allievi imparano ad insegnare ai più giovani e a collaborare con i maestri più grandi, responsabilizzandosi ed imparando da un lato a prendersi cura dei più piccoli, dall’altro ad insegnare ai grandi le tecnologie che potrebbero non conoscere. Per ora gli iscritti sono una decina tra gli 11 e i 15 anni ma presto questa pratica potrebbe diffondersi in altri città.

Articolo Precedente

Guanzate, lista civica vicina alla Lega propone “schedatura” degli immigrati

next
Articolo Successivo

Sanità Piemonte, rimborsi per posti letto irregolari. 37 dirigenti a processo

next