fumoRicordo ancora quando, dieci anni fa, si aprì la polemica sulla decisione del Ministero della Salute, e del governo di allora, di vietare il fumo nei luoghi pubblici. Ricordo la protesta dei gestori dei ristoranti, la levata di scudi degli antiproibizionisti, in particolare quella di Giuliano Ferrara che in nome del suo liberalismo-a-tratti alterni tuonava contro il nuovo tabù. Oggi quelle argomentazioni suonerebbero semplicemente assurde e ridicole, come d’altronde già erano.

Com’è noto, ai nostri intellettuali chimera – mezzi teocon e mezzi relativisti – specie unica solo nel nostro paese (nel mondo non esistono per fortuna) poco frega della salute delle persone senza strumenti culturali, così come quella delle famiglie e dei bambini che entrano nei loro discorsi solo quando si tratta di brandire ideologicamente un concetto di vita vuoto e senza senso. Invece chi governa deve preoccuparsi proprio di loro: della popolazione media e della sua salute, della prevenzione delle malattie più terribili, e non solo perché curare dopo è molto più costoso, ma perché l’esperienza di un malato di tumore ai polmoni, magari padre di famiglia, è una tragedia per la quale non esistono parole abbastanza appropriate.

Sono d’accordo, dunque, con l’annuncio della ministra della Salute Lorenzin, che, appartenenze politiche a parte, mi è sempre apparsa una persona capace (oltre che simpatica) di dare un’ulteriore stretta sul fumo, partendo da film e fiction. Sono d’accordo anche sull’ipotesi di vietare il fumo in alcuni luoghi aperti, oltre che soprattutto in auto, specie quando ci sono bambini, nonostante i liberali-a-giorni-alterni siano, come presto leggeremo, contrari. Non si tratta di fare una crociata, né di fare una guerra di religione contro il tabacco, ma di rendersi conto sia che, come hanno evidenziato le ricerche presentate proprio in occasione dei dieci anni dalla legge, c’è un’allarmante crescita del fumo tra i giovanissimi, sia dell’insensatezza, in città sempre più inquinate, della distinzione tra chiuso e aperto: immaginando per aperto un luogo incontaminato e puro, quando invece sappiamo – ma soprattutto sentiamo, basta essere persone consapevoli per rendersene conto – che così non è, che la vera sfida è oggi quella di garantire una qualità dell’aria accettabile. E che questa sfida rischiamo di perderla.

Certo, non si può non notare, ieri come oggi, una certa ipocrita asimmetria sul giudizio, e sulla battaglia, tra veleni. Per cui nel nostro paese sostanze meno nocive come la cannabis, sono vietate, mentre su altre devastanti, specie tra i giovanissimi, come l’alcol, c’è un approccio molto più tollerante, o comunque meno attivo. Giusto discuterne, ma giusto anche che il governo decida a favore della salute dei cittadini con mano pesante, forse si tratta dell’unico ambito questo tipo di intervento, mentre si fanno colpi di mano sulle riforme istituzionali, dove davvero bisognerebbe ascoltare tutte le opinioni, sarebbe giustificato. Se l’obiettivo è diminuire i morti da fumo, e le tragedie immani che portano con sé, (quasi) tutto è legittimo.

Poi certo, non nascondo una certa nostalgia (e simpatia) quando vedo cartoni meravigliosi come La carica dei 101, dove a fumare non sono solo personaggi cattivi come Crudelia Demon fumano, ma anche i simpatici protagonisti. Ci faremo una ragione anche del fatto che non si fumerà più nei film e nelle fiction. Da questo punto di vista, ci vorrebbe però anche un po’ di coerenza, non solo sulle scene in cui ci sono bevande alcoliche, ma, ad esempio, in quelle di sesso: a quando finalmente vedere due protagonisti che, prima di fare l’amore, indossano il preservativo? Non sarà che siamo ancora succubi dell’ombra della Chiesa? Meno male che nessun personaggio biblico fuma, si potrebbe dire con una battuta.

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