Prima le ferie forzate, e poi lo stabilimento chiuso anche quando gli operai sarebbero dovuti tornare al lavoro. E’ un inizio d’anno dal sapore amaro quello dei 45 dipendenti della Smalteria Italia di Mirandola, azienda situata nel cuore dell’Emilia terremotata, che il 22 dicembre scorso ha deciso di costringere alle ferie i suoi lavoratori, per poi comunicare loro che i cancelli sarebbero rimasti serrati a tempo indeterminato. Senza alcun preavviso. “Siamo molto preoccupati – spiega Alessandro Gamba della Fim Cisl di Mirandola – da un giorno all’altro la proprietà ha messo in ferie gli operai, 30 assunti e 15 somministrati, e a fine anno ci ha comunicato che non avrebbe riaperto. Per quanto tempo? Non si sa”.

Una situazione “anomala” sia per le tute blu, sia per la Fim, “anche perché, per quanto telefonassimo in fabbrica in cerca di spiegazioni, nessuno rispondeva. Quindi siamo andati in azienda di persona”. Le risposte avute dalla direzione però, non sono state rassicuranti. “Ci hanno dato informazioni vaghe – racconta Gamba – pare che il proprietario dello stabilimento voglia venderlo, ma che Smalteria Italia non sia intenzionata a comprare, almeno da ciò che ci è stato riferito. Quindi lo scenario è più che mai allarmante: che succederà ai lavoratori? Il timore è che la proprietà abbia già stabilito, senza comunicarlo a nessuno, di chiudere definitivamente la fabbrica, oppure di delocalizzare altrove la produzione, anticipando la scadenza del contratto d’affitto dell’azienda, prevista per giugno 2015”.

Eppure, almeno secondo i sindacati, il fatturato di Smalteria Italia, nonostante i costi di affitto (terreno e capannone), gestione e ristrutturazione siano elevati, è triplicato negli ultimi anni, e il 2014 si è chiuso con un bilancio dal segno positivo. “Abbiamo sollecitato un confronto con la proprietà sulla riapertura al più presto della fabbrica e sulle sue prospettive  – spiega anche Alessandro Cambi della Fiom – e se necessario si dovrà parlare anche di ammortizzatori sociali per i lavoratori, ma il futuro non è affatto roseo. Non vorremmo che si ripetesse quanto successo 3 anni fa, quando l’azienda è fallita dopo diversi passaggi di proprietà e cambi di nome (prima Zodiac, poi Risorse Tre Spa), mettendo in costo all’Inps le spettanze di mancati stipendi, ferie, tredicesime”

I 45 operai di Smalteria Italia, infatti, a dicembre non hanno ricevuto la tredicesima, né da tre anni a questa parte sono riusciti a farsi pagare in toto le differenze salariali maturate per l’errata applicazione del contratto nazionale, circa 450 euro una tantum, previste per chi, metalmeccanico, percepisce il compenso minimo sindacale per la propria professione. “Tra loro ci sono anche terremotati, persone che a maggio del 2012 erano dovute fuggire dalle loro case per le scosse e che ora sono alle prese con la ricostruzione. Sono quasi tutti giovani, l’età media è di 40 anni, con una famiglia a carico, dei figli, le bollette da pagare. E’ inaccettabile che un’azienda si comporti in questo modo, chiudendo la fabbrica senza dire nulla a nessuno, senza nemmeno comunicare se tale chiusura sia definitiva, così che si possa avviare un percorso di ammortizzatori sociali per chi ci lavora. La situazione è gravissima”.

Fim e Fiom hanno dato alla proprietà 24 ore di tempo per fornire le risposte richieste, “e nel frattempo abbiamo preso contatti con le istituzioni locali e con il sindaco di Mirandola, per essere sicuri di riuscire a coinvolgere Smalteria Italia in una trattativa sul futuro dello stabilimento”: “Se non ci verranno fornite garanzie concrete, i lavoratori sono pronti alla mobilitazione. Questo territorio non può permettersi di perdere un’altra fabbrica, di vedere altri operai finire disoccupati da un giorno all’altro – sottolinea Gamba – Non con la crisi che da anni indebolisce tutta l’Italia, e non con la recessione causata in Emilia dal terremoto. Vogliamo certezze, o inizieranno le manifestazioni”.

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