Non è facile rimettersi in moto e recuperare slancio e concentrazione dopo la pausa natalizia. Siamo stati un po’ più fermi, abbiamo passato molte ore a tavola e soprattutto tra un festeggiamento e l’altro forse abbiamo avuto meno tempo per dedicarci a noi stessi.

È tempo di tornare alla pratica dello yoga ed è bene ricordarsi uno dei concetti-chiave di questa disciplina: gradualità, Vinyasa in sanscrito. Quindi è bene prendersi il tempo giusto per la prima pratica dell’anno, meglio se svolgendola di mattina, con una posizione di Shavasana tenuta una decina di minuti. Il corpo si assesta sul pavimento dolcemente, mentre l’attenzione è sul respiro che entra ed esce dalle narici.

Giriamoci lentamente su una spalla e poi ci solleviamo puntellandoci sulle mani, mantenendo gli occhi chiusi e cercando di rimanere nello stato di quiete. Naturalmente, ogni movimento dev’essere compiuto con lentezza e consapevolezza, con gli occhi dell’attenzione rivolti verso di sé. Nella posizione facile a gambe incrociate, Sukhasana, controlliamo che nel corpo non ci siano tensioni e infine facciamo risuonare l’Om. Il viaggio interiore dello yoga può cominciare.

Eseguiamo questa breve sequenza:

Estensione laterale da Sukhasana, appoggiando il gomito sul ginocchio e la guancia sul palmo della mano e poi sollevando l’altro braccio oltre il capo

Vajrasana con respirazione a mani congiunte

Viaghrasana

Parshvakona con braccio teso sopra la testa e un ginocchio piegato

Surja Namaskara

Vakrasana

Samasthiti 

È una sequenza che “parte dal basso” per guadagnare gradualmente la posizione in piedi all’inizio di Surya Namaskara, il Saluto al Sole.

Il significato di questo ciclo di asana è riportare il praticante da una posizione bassa, legata alla materialità e alla terra, a una posizione alta, legata all’interiorità e alla spiritualità. Un modo per riaccendere la propria scintilla segreta, lasciarsi alle spalle i giorni delle feste e affrontare l’anno appena arrivato con il giusto spirito. Nel primo asana a gambe incrociate si può apprezzare la dolcezza della guancia sinistra posata sul palmo della mano sinistra. È una posizione capace di riportarci immediatamente all’infanzia, alla sicurezza del passato. Dopo un paio di minuti, sollevando il braccio destro piegato sopra la testa si produce un allungamento su tutto il fianco destro. Riportato il braccio destro in basso un minuto più tardi, si ripete la sequenza dei due movimenti sull’altro lato.

Vajrasana, la posizione “della folgore”, va tenuta un paio di minuti. Qui l’attenzione è sulla ritrovata verticalità del busto, sui talloni sui quali si scarica l’estensione della colonna vertebrale.

La respirazione con le mani congiunte parte all’altezza del cuore. Inspirando, le mani si sollevano sopra la testa, le braccia sono tese. Espirando, le mani congiunte tornano all’altezza del cuore. L’attenzione è sul respiro che fluisce lungo tutta la colonna vertebrale collegando tutti i principali Chakra (così lo yoga chiami i principali centri energetici del corpo).

Viaghrasana, il “gatto”, con il corpo appoggiato sulle ginocchia e le mani propone parte del movimento della spina dorsale che si farà più avanti con Surya Namaskara. Anche la concentrazione sul respiro durante il movimento di apertura e chiusura della colonna vertebrale anticipa quella di Surya Namaskara. La pratica dinamica in Viaghrasana dura tre minuti.

Parshvakona nella versione con braccio teso tenuta 45 secondi per lato fa lavorare nuovamente le due metà del corpo, aumentando l’estensione laterale ottenuta in Sukhasana all’inizio della seduta.

Eseguendo il ciclo completo di Surya Namaskara, il significato tradizionale di omaggio al giorno nuovo può facilmente essere esteso all’anno alle porte, alla nuova stagione della pratica yoga. La sequenza si chiude con una torsione semplice, Vakrasana, ad esempio nella versione con un braccio dietro la schiena e l’altra mano puntata sulla spalla opposta, tenuta una dozzina di respiri per lato.

Raccolti in Samasthiti possiamo ripassare mentalmente tutta la pratica appena eseguita e, soprattutto, guardare dentro di noi, analizzare le nostre sensazioni, cercare l’unione con il nostro io più profondo. Solo così possiamo confermare il nostro impegno con lo yoga e guardare con fiducia all’anno appena iniziato, al tempo che arriverà.

 

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