Cinema

Selma, Martin Luther King e la lunga strada per la libertà del popolo nero

Dopo The Butler e 12 anni schiavo nel 2014, e soprattutto dopo i fatti di Ferguson del novembre scorso, con la pellicola l’attenzione delle produzioni hollywoodiane torna sul tema del razzismo e dell’integrazione tra bianchi e neri

di Davide Turrini

Inizia proprio dalla cittadina di Selma in Alabama (Stati Uniti), l’avvicinamento agli Oscar (già cinque le candidature ai Golden Globe) per il film Selma – sottotitolo nella versione italiana La strada per la libertà – incentrato sulle tre marce da Selma a Montgomery promosse nel marzo 1965 da Martin Luther King per rendere effettivo il diritto al voto degli afroamericani. Per tutta la giornata del 9 gennaio 2015, giorno di uscita del film negli Stati Uniti (in Italia a metà febbraio), Selma è stato visto gratuitamente da tutti i cittadini di Selma. La Paramount Pictures ha voluto fare un regalo, oltre che un gesto di gratitudine, alla città dell’Alabama che ha ispirato il film diretto da Ava DuVernay. Non un gesto eclatante, Selma registra circa 20mila residenti, ma prettamente simbolico vista la pregnanza di valore storico e civile che il tema trattato nel film rievoca.

Furono tre le marce di protesta che nel giro di quindici giorni infiammarono il tragitto stradale dei 54 chilometri tra Selma e Montgomery

Furono tre, infatti, le marce di protesta che nel giro di quindici giorni infiammarono il tragitto stradale dei 54 chilometri tra Selma e Montgomery. Il film prende le mosse proprio da quando tra il 1963 e il 1964 il movimento antisegregazionista Dallas County Voters League (DCVL), iniziò a registrare i cittadini di pelle nera nelle liste elettorali. Il delicato meccanismo dell’iscrizione elettorale proprio del sistema Usa, ancora oggi in vigore, trovò una resistenza accanita in moltissimi cittadini bianchi che sia con mezzi formali che con la violenza – persino uccidendo attivisti antisegregazionisti – impedirono l’attività dovuta per legge anche ai cittadini statunitensi di pelle nera.

Fu proprio al culmine della sopportazione delle angherie subite che la Dcvl rivolse a Martin Luther King e alla Southern Christian Leadership Conference un appello di aiuto. Le tre marce Selma-Montgomery iniziarono il giorno 7 marzo 1965 (il cosiddetto Bloody Sunday) quando 550 attivisti si misero in marcia per raggiungere Montgomery, la capitale dell’Alabama, e dopo pochi chilometri vennero prima intimati a fermarsi, poi caricati e picchiati con i manganelli da una sessantina di poliziotti statali. Lo scontro causò decine di feriti tra i manifestanti e le terribili immagini del pestaggio anche di anziani e donne fece il giro del mondo.

Il film prende le mosse da quando il movimento antisegregazionista iniziò a registrare i cittadini di pelle nera nelle liste elettorali

Una seconda marcia venne organizzata per il 9 marzo, ma praticamente nemmeno iniziò con 2500 persone che dopo pochi metri tornarono indietro; mentre il 16 dello stesso mese più di 8mila manifestanti, scortati questa volta da 2mila soldati dell’esercito, e con in testa Martin Luther King, due rabbini, alcune donne bianche e un prete cattolico, percorse 16 km sulla route 80 e tra il 24 e il 25 finì la propria camminata all’Alabama State Capitol. Decisivo in quei concitati giorni l’intervento del presidente democratico Lyndon B. Johnson che promulgò il Voting Rights Act per proibire pratiche illegali che impedivano l’iscrizione nelle liste elettorali degli americani di pelle nera. E proprio questo intervento governativo che ha creato la prima grossa polemica storico/politica attorno a Selma: diversi quotidiani statunitensi hanno accusato il film di falsificazione storica sottostimando il ruolo e l’intervento di Johnson.

Alla regia di Selma, la giovane Ava Duvernay. Tra i produttori spiccano Oprah Winfrey (anche attrice nel film) e Brad Pitt

Dopo The Butler e 12 anni schiavo nel 2014, e soprattutto dopo i fatti di Ferguson del novembre scorso, con Selma l’attenzione delle produzioni hollywoodiane torna sul tema del razzismo e dell’integrazione tra bianchi e neri. Alla regia di Selma, la giovane Ava Duvernay, al suo quarto lungometraggio, già autrice di This is the life (2008) – documentario su alcuni importanti artisti hip-hop – e I will follow e Middle of nowhere con cast quasi completamente “black”. Tra i produttori spiccano Oprah Winfrey (anche attrice nel film) e Brad Pitt; mentre Martin Luther King jr. è interpretato da David Oyelowo (già visto in Lincoln, Interstellar e The Butler) per cui si parla di una sicura candidatura agli Oscar come miglior attore. Tom Wilkinson è il presidente Johnson, Tim Roth è il cattivo segregazionista governatore Wallace dell’Alabama, mentre uno dei leader della marcia James Bevel è interpretato dal rapper Common.

Il trailer di Selma

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