Trentamila. È un numero a quattro zeri, ma è anche un raddoppio. E include una conferma. Il secondo giorno delle quirinarie online lanciate dal sito del Fatto Quotidiano avalla la voglia dei cittadini di esprimersi sulle candidature per l’elezione del Presidente della Repubblica e inizia a delineare le preferenze dei votanti.  

Al primo posto, con 7571 voti, scatta Stefano Rodotà, giurista, 81 anni, strenuo difensore della Costituzione e nome molto caro al Movimento 5 Stelle e a Beppe Grillo. E fino al quinto posto di questa nuova lista, non ci sono grandi differenze rispetto al primo giorno. Al secondo posto, stavolta con 3688 voti, resta l’ex magistrato inquirente e giudice istruttore del caso Moro, Ferdinando Imposimato. A seguirlo, con 2545 preferenze è Gustavo Zagrebelsky. A un passo dal podio, con una differenza di circa 500 voti, l’ex premier Romano Prodi, non proprio gradito a Renzi e a Berlusconi. E anche Emma Bonino si conferma. Al quinto posto, con 1725, la Radicale ed ex ministro degli Esteri del governo Letta, è la prima donna della lista.

Si va intanto in direzione “Top 20”, quella che alla fine raccoglierà i più votati, tra cui scegliere il nome del presidente dei lettori del Fatto. E in questa corsa, il vero testa a testa, al momento, si gioca nel centro della classifica e vede contrapporsi i nomi di Milena Gabanelli e Antonino Di Matteo. La conduttrice e giornalista di Report aveva inizialmente superato il pm antimafia. Al secondo conteggio, però, Nino Di Matteo ha raggiunto 1490 voti. La Gabanelli, 1483. Solo sette di differenza che, quindi, possono essere considerati un pari merito.  

Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, si conferma all’ottavo posto: raccoglie 1125 preferenze e precede l’ex procuratore di Torino Gian Carlo Caselli che raggiunge quota 1049 voti. La prima proiezione si era fermata a undici nomi e si concludeva con gli stessi nomi: il medico di Emergency, Gino Strada, al decimo posto (stavolta con 940 voti) e lo scrittore Umberto Eco, con 362. Ma, ovviamente, più passa il tempo, più aumentano le novità. In questa “seconda puntata” delle nostre quirinarie si aggiungono 4 nuovi nomi: una donna, per la precisione la prima donna in Italia a ricoprire la cattedra di Diritto Costituzionale, la giurista Lorenza Carlassarre. Per lei sono state espresse 323 preferenze. Il presidente della banca centrale Europea, Mario Draghi, entra invece nella corsa con 169 voti. Dopo la notizia della sua papabilità, in un’intervista a un quotidiano tedesco il presidente della Bce aveva già respinto l’idea di una corsa al Colle, commentando l’idea con un lapidario “io non voglio essere un politico” e sottolineando che la durata del suo mandato europeo si prolungherà fino al 2019.  

A soli due voti di distanza si piazza l’ex segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, con 167 preferenze. Marco Travaglio chiude il “secondo scrutinio” con 135 voti, ma i giornalisti del Fatto non sono candidabili. Questo è il quadro complessivo, tracciato alle 19 dell’8 gennaio. Il sito, però, continua a raccogliere voti per queste primarie online. L’invito ai lettori è quello di scegliere “il nostro presidente”. Si può votare una sola volta nel corso dei venti giorni stabiliti. Alla fine, ci sarà il ballottaggio per indicare uno solo tra i venti nomi più votati.   La lista presente sul sito raccoglie 43 proposte indicate da siti web, giornali e sedi istituzionali. Si passa da personalità tecniche a figure del campo artistico e accademico come Giuliano Amato, Laura Boldrini, Raffaele Cantone, Sabino Cassese, Riccardo Muti, Pier Carlo Padoan, Carlo Petrini e l’architetto Renzo Piano. Ogni utente, però, è libero di proporre chi preferisce. Come ha fatto chi ha proposto Grillo giunto a 96, poco dietro a Veltroni con 107.

di Virginia Della Sala
da il Fatto Quotidiano del 9 gennaio 2015

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