Era giusto o no pubblicare quelle vignette? Non avranno esagerato? Sarebbe un errore sottovalutare il senso della domanda che, spesso, viene posta da persone stimabili e non certamente sospettabili di nutrire insane nostalgie per la censura o i bavagli.

Comprendiamo anche chi richiama l’attenzione sui massacri occidentali, le guerre sbagliate, l’indifferenza per le sorti di tanti esseri umani massacrati a colpi di bombe e di torture. Eppure continuiamo a pensare, come continua a ripetere Dario Fo, che non ci sono ragioni per accettare nuove limitazioni alla libertà d’informazione e al diritto di satira.

Non ci sono ragioni per accettare leggi speciali e per subire una ulteriore riduzione dei diritti. Questo, per altro vorrebbero non solo gli assassini, ma anche gli integralisti di ogni natura e colore, quelli che invocano sempre lo stato di polizia e la pena di morte per liquidare non tanto “i terroristi islamici”, quanto il pensiero e l’azione critica.

Mai come in questo momento non servono le “palle”, da sempre l’organo di riferimento dei reazionari nel mondo, quanto il cuore e il cervello, organi di riferimento di chi vuole far crollare i muri dell’odio e disinquinare le paludi dai veleni.

Proprio per questo, oltre a piangere i morti di Parigi, bisogna piangere i morti nigeriani, siriani, libici, afghani, e ricordare i tanti cronisti, anche arabi, anche musulmani, restati seppelliti sotto le nostre bombe o uccisi dai terroristi, perché considerati infedeli, esattamente come i cristiani, gli ebrei, i non credenti.

Per sconfiggere gli assassini e gli integralisti di ogni natura, occorre una alleanza tra soggetti diversi, distinti e distanti, ma uniti dalla condivisione di alcuni valori comuni. Allargare le maglie della censura o dell’autocensura sarebbe il primo passo verso la decadenza delle libertà e dei diritti civili.

Tra qualche giorno quello che resta della redazione di Charlie Hebdo riporterà nelle edicole il giornale e questo sarà il modo migliore per rispondere agli assassini e ai loro sostenitori. Quel giorno potremmo e dovremmo aprire tutti i nostri siti e tutti i nostri giornali con la loro prima pagina e farla diventare la dichiarazione comune di chi crede nella libera circolazione dei segni, dei disegni e delle opinioni, fossero anche le più diverse e lontane dalle nostre.

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