Palasharp di Milano, preghiera del venerdì dei fedeli musulmani. I fatti di Parigi – dalla strage al Charlie Hebdo fino all’uccisione della vigilessa a Montrouge e agli ostaggi sequestrati nel quartiere ebraico – entrano nelle parole dell’imam. “Quando viviamo in un paese pacifico e facciamo un patto con la sua gente – ha detto durante la celebrazione – come possiamo attaccarla e ucciderla?”.

E ha proseguito: “Per riuscire a comprendere se le azioni in Francia siano giuste o sbagliate, dobbiamo pensare alle parole del profeta secondo cui chi non rispetta un patto con un non islamico in terra islamica non sentirà neppure l’onore del paradiso, che si sente a distanza di 40 anni. Allo stesso modo – ha continuato l’imam – se accettiamo di vivere in Paesi occidentali, se prendiamo il permesso di soggiorno, è come se stringessimo un patto con queste persone. E se viviamo in un paese pacifico, come possiamo attaccare o uccidere altre persone?”.

Già all’indomani dell’attentato a Charlie Hebdo, anche l’imam di Perugia Abdel Qader aveva condannato l’attacco e si era scagliato contro gli integralisti, invitando però a non “collegare l’atto terroristico di qualche musulmano con il profeta”. E anche l’imam di Roma Hassan Zeinah, egiziano, a conclusione del sermone in occasione della preghiera del venerdì nella Grande Moschea della Capitale ha ricordato che “il messaggio dell’Islam è un messaggio di pace, concordia, solidarietà e coesione sociale. L’Islam è una religione all’insegna della misericordia, dell’amore e non della violenza“. Quindi ha esortato i fedeli a seguire “questi nobili insegnamenti nella nostra vita quotidiana, in cui ogni atto di violenza è condannabile di per sé”.

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