E’ iniziato al tribunale di Busto Arsizio il processo ai cronisti di Libera Stampa L’Altomilanese Ersilio Mattioni e Paolo Puricelli accusati dal vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani di aver costruito la propria carriera giornalistica diffamandolo. In aula Mantovani ha chiesto un risarcimento di 325mila euro: 250mila a Mattioni, ex direttore della testata e oggi giornalista freelance che ne guadagna 1.000 al mese, e 75mila a Puricelli, studente universitario disoccupato. Per il piccolo giornale di provincia, già balzato agli onori delle cronache per le inchieste su mafia e politica nell’hinterland milanese, uscire sconfitti da questo procedimento giudiziario significherebbe cessare le pubblicazioni: il capitale sociale del giornale, attualmente senza una vera e propria casa editrice alle spalle se non i genitori di Mattioni, è di appena 10mila euro. Solitamente le cause civili si svolgono su uno, due o rarissimamente tre articoli; Mario Mantovani a Mattioni e Puricelli contesta invece una “campagna diffamatoria”, reato peraltro inesistente nei codici, che secondo l’accusa sarebbe stata attuata con 69 articoli scritti nell’arco di un anno. Ma nessuno di questi 69 articoli è mai stato né querelato né oggetto di richiesta di rettifica, smentita o precisazione.

Un politico multitasking, Mario Mantovani. Dal 2001 al 2013, per tre mandati, Mantovani è sindaco di Arconate, Comune di poco più di seimilaseicento abitanti in provincia di Milano in cui vivono i cronisti Mattioni e Puricelli. Nel novembre 2008 i consiglieri della lista di maggioranza “Grande Arconate” si dimettono per permettere al primo cittadino di ricandidarsi: con il 66% Mantovani vince le elezioni ed è sindaco per la terza volta consecutiva. Con le elezioni regionali e nazionali del 2012 si ritrova ad essere contemporaneamente senatore, consigliere regionale, assessore alla Sanità in Regione, vicepresidente della Lombardia e coordinatore lombardo del Pdl. Le cariche di sindaco, senatore, consigliere e assessore regionale sono però incompatibili tra loro: Mantovani lascia seppur in ritardo ai tempi di legge quella di senatore, ma non lascerà mai quella di sindaco di Arconate. “La nostra colpa sarebbe quella di aver criticato un politico ricco e potente e allergico alle critiche – dichiara Ersilio Mattioni – è vero, l’abbiamo criticamente e anche aspramente, ma il diritto di critica è un diritto costituzionale. La controparte raramente e senza alcuna ragione lamenta che ciò che sta scritto negli articoli è falso, bensì insiste su una presunta campagna diffamatoria orchestrata dal nostro giornale per ragioni oscure”.

Stando all’atto difensivo dei due giornalisti, 150 pagine e 80 documenti prodotti, nulla di ciò che è contenuto nei 69 articoli sarebbe querelabile. “Abbiamo fatto i giornalisti raccontando il paese in cui viviamo e nient’altro. Mantovani ha decisivo di distruggerci economicamente e di mettere a tacere l’unica voce critica che si è levata nei suoi confronti nel territorio in cui vive e fa politica – dichiarano i due cronisti difesi dagli avvocati Beatrice Boschi Vigevani del foro di Milano e Walter Picco Bellazzi di Busto Arsizio – basta leggere i nostri articoli e i documenti che abbiamo prodotto per comprendere che si tratta di articoli di cronaca, d’inchiesta e di critiche politiche. Nulla più di questo. Se passasse il principio che un politico permaloso può ottenere maxi risarcimenti semplicemente mandando in tribunale una volta all’anno la rassegna dei giornali che lo hanno criticato, allora la libertà di stampa in Italia sarebbe morta”. La prossima udienza è fissata per l’11 febbraio al Tribunale di Busto Arsizio. Anche nel caso in cui cadesse l’accusa, ai due cronisti aspettano anni difficili, con ingenti spese legali da sostenere.

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