È interessante osservare come, specialmente quando accadono delle tragedie in qualsiasi parte del mondo, la rappresentanza politica del nostro Paese viene subito colta da un’impellente necessità di dire cazzate. Come se non bastasse la notevole quantità delle stesse che siamo costretti ad ascoltare in circostanze normali.

Ieri mattina a Parigi, in Rue Nicola Appert alle ore 11:30, tre uomini incappucciati e armati di kalashnikov hanno fatto irruzione nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo uccidendo 12 persone e ferendone altre 8. Secondo le ricostruzioni di alcuni testimoni, gli attentatori avrebbero sparato a bruciapelo sui giornalisti e i vignettisti che in quel momento erano in riunione di redazione, urlando “Allah Akbar” (Allah è grande). Durante la fuga, i tre attentatori hanno ucciso un agente di polizia che tentava di fermarli. La terribile notizia è subito rimbalzata su tutte le testate giornalistiche del mondo, provocando sconcerto e rabbia. Anche se ancora non vi è nessuna conferma ufficiale, per evidenti motivi si suppone che l’attentato sia di matrice islamico estremista, considerando anche il fatto che Charlie Hebdo è notoriamente un settimanale anti-religioso, che ha più volte preso di mira l’Islam nelle sue vignette satiriche; tra l’altro, già nel 2011 la redazione del giornale era stata vittima di un incendio doloso a seguito della pubblicazione di alcune vignette su Maometto. Ora, considerato tutto ciò, alcuni nostri esponenti politici, nella fattispecie il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, Daniela Santanchè e il leader della Lega Matteo Salvini, hanno ben pensato di esprimersi in merito alla faccenda. Il primo, sostiene che sia arrivato il momento di organizzare una bella “offensiva militare decisa”, inoltre suggerisce un modo migliore per spendere il denaro pubblico. “Meno soldi per pagare i riscatti. Usiamoli per armare gli aerei e colpire le centrali del terrorismo”; il tono è deciso e perentorio: “Armiamoci e partite”. Probabilmente ha giocato così tanto a Risiko durante le feste natalizie, che si è convinto di essere un esperto di strategia militare: “Europa meridionale attacca Medio Oriente. Vi sfido con due dadi!”. Poi c’è lui, il diversamente tollerante Matteo Salvini, che avverte il popolo tutto: “Il nemico ce lo abbiamo in casa!”. E lui il nemico lo conosce bene dato che, dopo averlo insultato e denigrato in tutti i modi consentiti dalla lingua padana, ha deciso di andarlo a trovare per porgergli i suoi omaggi; pare che l’accoglienza non sia stata delle più calorose e che il “giovane favoloso” se la sia presa non poco, lui che era andava cercando, in pace, solo uno straccio di approvazione per la sua campagna elettorale! Ecco perché ora sventola fiero più che mai, la sua bandiera verde padano contro i clandestini usurpatori e su Twitter cinguetta senza mezzi termini “#StopInvasione, subito!”. Io la butto lì, magari funziona: #StopInvasati, subito!

Dulcis in fundo, la pasionaria regina di Forte dei Marmi e di Porto Rotondo, la lady di ferro e botox Daniela Santanchè, che starnazza più delle oche martoriate di Moncler: “L’Italia deve smetterla di avere un atteggiamento buonista e di solidarietà furbetta che tende a sottovalutare un problema che ogni giorno diventa più esplosivo” e “di fare circolare ondate di clandestini e di rifugiati politici sul nostro territorio”; nel frattempo attende fiduciosa il ritorno del Messia Silvio. Tranquilla Daniela, ci siamo quasi, i giorni bui stanno per finire e finalmente potrai tornare a goderti le vacanze in Sardegna come una volta.

Volevo precisare che, in tutto questo, qualche vago riferimento alla libertà di stampa è stato fatto, appena accennato, quasi impercettibile, ma c’è stato. Sennò pareva brutto!

«Se iniziamo a porci la domanda se abbiamo o meno il diritto di disegnare Maometto, se sia pericoloso o meno farlo, la domanda successiva sarà, possiamo rappresentare dei musulmani nel giornale? E poi sarà se possiamo rappresentare degli esseri umani nel giornale, e alla fine non rappresenteremo più nulla e il gruppo di estremisti che si agitano nel mondo e in Francia avrà vinto».

Je suis Charlie Hebdo.

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