Una coltre di silenzio è scesa ad ammantare la già uggiosa giornata parigina. Sono le 11.30, la notizia dell’attacco alla redazione di Charlie Hebdo è già rimbalzata in ogni ufficio. La gente si affaccia alle finestre, le sirene della polizia sono l’unico suono che accompagna le voci ufficiali che cercano di ricostruire la vicenda. Una macchina, una strada vuota, il centro di Parigi, la polizia che cerca di fronteggiare gli assaltatori. E poi immagini che si ripetono, le fuga sul tetto, i kalashnikov puntati sul poliziotto, i lampeggianti delle ambulanze, il terrore sul volto dei cittadini. Tutto tace, lo shock è troppo forte.

La gente mormora, i posti di blocco sono ovunque. Sono 3000 le forze dell’ordine preposte alla caccia all’uomo. I volti sono bui, ognuno si chiude nel suo silenzio e tace. L’attacco alla libertà di stampa è pesante, non ci sono parole per esprimere il dolore. Le vittime tratteggiavano la libertà, con colori vivi e toni forti, voci satiriche che hanno fatto di Charlie Hebdo, fondato nel 1970, il baluardo della libertà di espressione. 12 le vittime, tra cui i vignettisti Charb, direttore del giornale, Cabu, Wolinski et Tignous. Nessun tono enfatico, nessuna analisi ampollosa. Le bocche sono chiuse, gli occhi vitrei. Solo silenzio e riflessione, Parigi si stringe alla redazione: oggi #jesuisCharlie.

Charb-Hebdo

P. S. Nel giro di pochi minuti, migliaia di utenti hanno aderito alla manifestazione organizzata dalla pagina “Je suis Charlie” a sostegno delle vittime, prevista per stasera alle 19, in Place de la Republique. Il piano “vigi-pirate”, piano preposto dal governo francese contro ogni forma di terrorismo, e la prefettura stanno caldamente sconsigliando ogni forma di assembramento simile, per evitare ulteriori spargimenti di sangue.

di Linda Ferrondi

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