La scena di Massimo D’Alema bloccato all’ingresso della camera ardente di Pino Daniele dalle urla dei fan è davvero deprimente. Le grida ‘Vergogna vergogna’ e il gesto con la mano di D’Alema che sembra dire ‘ma che volete?’ e poi risponde piccato: ‘Ma è stata la famiglia!’, cioè ‘sono stati i familiari del cantante ad autorizzarmi ad entrare mentre voi state fuori’, aggiunge tristezza alla tristezza della scomparsa del cantautore. All’ingresso di ogni cimitero sono sempre scritte due parole: “Silenzio e rispetto”.

Non c’è niente di più banale da dire e da fare quando ci si accosta alla morte. Eppure in Italia non è rimasto nemmeno questo minimo comune denominatore morale tra ricchi e poveri, potenti e cittadini qualsiasi. E’ il ribaltamento del sentimento descritto nell‘Elegia scritta in un cimitero di campagna’ di Thomas Gray.

Let not Ambition mock their useful toil

their homely joys, and destiny obscure:
nor Grandeur hear with a disdainful smile
the short and simple annals of the poor.
The boast of heraldry, the pomp of power,
And all that beauty, all that wealth e’er gave,
Awaits alike the inevitable hour.
The paths of glory lead but to the grave

[Non lasciate che l’Ambizione disprezzi la loro umile fatica, le loro gioie semplici e il loro destino oscuro; né lasciate che la Grandezza ascolti con sorriso altezzoso i brevi e semplici annali dei poveri. Un’ora inevitabile attende egualmente la gloria del blasone, la pompa del potere, e quanto mai abbiano donato la bellezza e la ricchezza: i sentieri della gloria non conducono che alla tomba].

La scena del politico fischiato davanti a una camera ardente è il ribaltamento del sentimento di uguaglianza e di comunità espresso con i versi roboanti di Gray e con le parole ironiche di Totò nella ‘A livella’.

In un paese normale, come direbbe Massimo D’Alema, un politico di sinistra sarebbe felice di unirsi agli altri per condividere il dolore popolare della scomparsa del cantante. In un paese normale i fan in lacrime sarebbero fieri di essere rappresentati (prima alla Camera ardente e poi magari alla Camera dei deputati) da un politico che si ferma al cancello, nonostante la famiglia Daniele gli avrebbe permesso di saltare il blocco.

Sarebbero i fan a quel punto i primi a volere che un ex presidente del consiglio renda omaggio anche a loro nome a un grande cantautore italiano. In un paese normale nessuno avrebbe osato scattare una foto alla salma col telefonino quando la camera ardente era ancora aperta per poi pubblicarla su internet portando altro dolore alla famiglia di Pino Daniele.

Purtroppo dobbiamo prendere atto che l’Italia non è un paese normale. E purtroppo non solo per colpa della Casta. Quando urliamo ‘Vergogna’ pensiamo spesso alla grande vergogna dei grandi politici, delle grandi mazzette, delle grandi evasioni e dei grandi abusi forse perché quelle sono vergogne al di fuori della nostra portata. Nessuno pensa alle piccole vergogne come quella di inscenare una gazzarra davanti alla camera ardente di un cantante, per quanto amato, contro la volontà della famiglia. Forse perché non è facile urlare contro sé stessi.

Per fortuna Pino Daniele conosceva bene ‘A livella’ e da lassù insieme i due grandi napoletani avranno commentato: “Sti pagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie…appartenimmo â morte!”.

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