Ma quale ‘o sole, ‘o mare e ‘o mandolino e la pizza e i pescatori ‘e Posillipo. Una Napoli stanca di essere ingabbiata nei cliché si era identificata nel bluesman Pino Daniele e nella sua musica così distante dalle melodie partenopee con lo stesso amore sviscerato che provava, prova e continuerà a provare per altri due grandissimi artisti del cinema e del calcio, anche loro lontanissimi da quegli stereotipi, Massimo Troisi e Diego Armando Maradona. Ai quali era, è e sarà perdonato tutto: anche di non essere napoletani di nascita, anche di vivere e lavorare lontano da Napoli. Perché sono diventati simbolo di riscatto e di rivincita nonostante le difficoltà, e Napoli è una città intrisa di difficoltà. Perché hanno dimostrato di potercela fare nonostante il guaio di essere nati poveri. Perché, come dicono da queste parti, “c’hanno tolto ‘e schiaffe ‘ra faccia’”, la notte degli Oscar per il Postino, finalmente la gioia di poter andare al Nord e dire ‘sono napoletano’ e godere come ricci per la vittoria a Torino contro la Juve di Michel Platini e di Gianni Agnelli, passo importante della cavalcata del primo scudetto.

Pino Daniele però era napoletano doc nato a Napoli, e stamane i napoletani piangevano e cantavano a memoria le sue canzoni e si chiedevano attoniti perché il destino si fosse accanito con lui nello stesso modo con cui fu crudele con Troisi, morti entrambi troppo presto e per un cuore debole e bizzoso. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha annunciato che il San Paolo domenica sera lo ricorderà prima del big match Napoli-Juventus. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha proclamato il lutto cittadino per il giorno dei funerali e ha disposto le bandiere a mezz’asta nei luoghi delle istituzioni. «Mi dedicò “Je ‘so pazzo” mentre stavo assistendo a un suo concerto, ero stato appena eletto e non dimenticherò mai questo momento. Pino è in tutti noi, è amato da tutti i napoletani, al di là delle scelte di vita che poi ha fatto. Ha fatto conoscere la Napoli essenziale, ha interpretato Napoli in modo profondo; anche la volontà di rimettere insieme i vecchi amici l’ho trovata straordinaria. L’ho conosciuto personalmente e ho trovato bellissima la volontà di far suonare giovani artisti emergenti».

Il sindaco De Magistris: “Mi dedicò ‘Je so’ pazzo’ quando ero stato appena eletto, non lo dimenticherò mai”

«Scompare un amico caro» scrive sui sociali network l’ex sindaco ed ex Governatore della Campania Antonio Bassolino, che fu per un lungo periodo uno tre o quattro politici più influenti del Sud e che strinse con il cantautore napoletano un legame forte, viscerale, non privo di qualche ‘scazzo’, c’è chi ricorda un chiarimento dai toni piuttosto aspri dietro le quinte di un concerto per alcune dichiarazioni del cantautore forse male interpretate dalla stampa. Pino Daniele infatti aveva il dono della franchezza, ma gli mancava quello della diplomazia, quando interveniva sui temi della politica e tirava in ballo i politici lo faceva a gamba tesa. Bassolino è citato in una delle sue canzoni, “Canto ‘do mar” (“Faciteme passà, aggià parla cu Bassolino”), ma il cantautore si arrabbiò da paura quando l’allora Governatore ricevette pubblicamente Gigi D’Alessio prima di un concerto in piazza del Plesbiscito, proclamandolo “erede della scuola di Mario Merola”. Pino Daniele commentò: “Ora che Bassolino ha abbracciato Gigi D’ Alessio io posso abbracciare Fini o Alemanno. Non ci sono più confini tra idee diverse, né limiti al buongusto”. Ottobre 2005, frasi dettate dalla rabbia di un momento, i due faranno pace, anzi i tre: il 15 settembre 2007 Pino Daniele dichiara a ‘Repubblica’ che “Per i napoletani Antonio Bassolino è importante quanto Diego Armando Maradona” e dire questo a Napoli è il migliore complimento possibile, poi nel 2008 Daniele e D’Alessio suoneranno insieme con abbraccio e foto.

Lo sfogo: “Ora che Bassolino ha abbracciato Gigi D’ Alessio io posso abbracciare Fini o Alemanno”

Ed ancora: “Io non sono figlio di Napoli… io mi sento un figlio del Sud, un garibaldino. Da quando ho l’età della ragione ad oggi non è cambiato niente, anzi la situazione è peggiorata. Ma non voglio pensare che non ci sia più la speranza. Una speranza che purtroppo si riaccende soltanto quando salta fuori qualcuno: una volta è spuntato Maradona, una volta Troisi, una volta Pino Daniele… Purtroppo è un popolo che ha bisogno sempre di un re. O di un Masaniello” (Corriere della Sera, 3 giugno 2011).

Durissima fu la sua polemica con la Lega Nord. “Questa Lega è una vergogna”, il verso più ricordato di ‘O Scarrafone, hit del 1991, gli anni degli albori di Umberto Bossi e delle camice verdi. Nel corso di una conferenza stampa durante l’edizione di Sanremo 2001, quando Bossi aveva da poco rinnovato l’alleanza con Berlusconi e si appresta a diventare ministro del suo governo, Pino Daniele rincarò la dose e commentò così una visita del senatur a Napoli: «Bossi che canta Maruzzella? E’ un uomo di merda. Mi fa schifo». Ci fu querela, rinvio a giudizio, una ricomposizione di cui non furono resi noti i dettagli. Nell’ultima esibizione, per il concerto di Capodanno a Courmayeur in diretta Rai, Pino Daniele non ha cantato la strofa sulla “Lega vergogna”. Forse aveva valutato che non era il caso, in un evento che entrava nelle case di tutti gli italiani, anche di quelli che votano Salvini. O forse era semplicemente stanco, si vedeva, risparmiava voce, non appariva in forma. Ma se un giorno una ipotetica “Lega Sud” dovesse emergere sul serio nel panorama politico nostrano, state certi che sceglierà come inno una canzone di Pino Daniele.

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