Cinema

The Kingdom of Dreams and Madness, il docufilm sullo studio Studio Ghibli

La pellicola è uscita nei giorni scorsi solo nelle sale di New York City e disponibile in dvd o video-on-demand dal 27 gennaio 2015. A Mami Sunada è stato concesso per circa un anno il libero accesso all’interno dello studio di animazione giapponese, sorto oramai nel 1985 a Tokyo grazie alla spinta di Hayao Miyazaki e del collega Isao Takahata

di Davide Turrini

Il maestro Miyazaki è a capo chino tra schizzi preparatori e disegni che diventeranno immagini cinematografiche. I collaboratori saltellanti ripetono passi di ginnastica tutti insieme tra pc e scrivanie. La sagoma di Totoro ad altezza umana svetta all’entrata. Sono le immagini del trailer di The Kingdom of Dreams and Madness, il documentario diretto dalla regista Mami Sunada, girato tra le stanze di vetro avvolte nel verde, modello Frank Llyod Wright, dello Studio Ghibli. Film uscito nei giorni scorsi solo nelle sale di New York City e disponibile in dvd o video-on-demand dal 27 gennaio 2015.

A Mami Sunada è stato concesso per circa un anno il libero accesso all’interno dello studio di animazione giapponese, sorto oramai nel 1985 a Tokyo grazie alla spinta di Hayao Miyazaki e del collega Isao Takahata. proprio mentre Miyazaki sta concludendo Si alza il vento e Takahata The Tale of The Princess Kaguya. “Il progetto nasce come una richiesta di Disney Giappone per un Dvd commerciale, ma non appena ho iniziato ad andare allo Studio Ghibli, mi sono resa conto che sarebbe stato un anno storico per loro così ho pensato, piuttosto che avere un video per promuoverlo, giro un documentario sul loro modo di lavorare in maniera più approfondità”, ha spiegato la regista durante il festival di Toronto 2014 dove si è tenuta la premiere nordamericana.

Film uscito nei giorni scorsi solo nelle sale di New York City e disponibile in dvd o video-on-demand dal 27 gennaio 2015

Mami Sunada non ha nemmeno mai nascosto la difficoltà di un set in cui il primo a non credere molto nell’operazione era il direttore dello studio Toshio Suzuki: “Gli ostacoli erano parecchi – ha affermato Sunada – Miyazaki era proprio nel bel mezzo della produzione di The Wind Rises , quindi è stato difficile trovare il tempo per iniziare davvero con lui le riprese. Con Takahata è stato ancor più difficile (pare appaia solo fugacemente a fine film ndr): se Miyazaki era il Monte Fuji, lui era il Monte Everest”.

Il maestro autore di undici capolavori: “Sono un uomo del XX secolo. Non voglio avere a che fare con il XXI”

Chi ha già potuto visionare The Kingdom of Dreams and Madness (Yume to kyôki no ohkoku nell’originale giapponese) uscito nel 2013 nella terra del Sol Levante, ha rilevato lo stakanovismo del maestro Miyazaki ritiratosi dal mondo del cinema proprio dopo Si alza il vento presentato al Festival di Venezia 2013 (“questo film ha richiesto 5 anni di impegno. Se pensassi a uno nuovo, ce ne vorrebbero altri sei o sette di anni per completarlo, quando tra pochi mesi di anni ne avrò 73”), con tanto di rigoroso orario d’ufficio dalle 11 del mattino alle 9 di sera, e non rare incursioni durante la notte. Piuttosto disilluso, l’autore di Ponyo sulla scogliera e di altri undici capolavori dell’animazione mondiale, dichiara durante le interviste del documentario: “Sono un uomo del XX secolo. Non voglio avere a che fare con il XXI”; e ancora: “Come facciamo a sapere quanto vale davvero un film? Se ci pensi bene non è forse solo un grande hobby? Forse c’è stato un tempo in cui si potevano fare film che contavano qualcosa, ma adesso? La maggior parte del mondo è spazzatura”. Poi scatta un tripudio di flash con 600 giornalisti pronti a registrare il momento dell’addio al cinema. “Domo arigato” Hayao.

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