Grande la confusione sotto il Vesuvio. Per la terza volta nel giro di poche settimane le primarie per la selezione del candidato governatore del Pd, in vista della corsa per le elezioni regionali di maggio, sono rinviate al primo febbraio. Indette il 14 dicembre, slittate all’11 gennaio, la direzione Pd a larga maggioranza ha approvato un ordine del giorno, che prevede sì lo slittamento della competizione interna ai democratici (1 febbraio), ma più di un dirigente locale si lascia scappare a taccuini chiusi con ilfattoquotidiano.it che “le primarie non s’hanno da fare”. “Credo che le primarie non si faranno più”, spiffera un fedelissimo del presidente del Consiglio. Larga parte del Pd, con in testa i renziani della prima ora,  mugugna e propende per la soluzione di compromesso: rinvio della competizione interna e candidatura unitaria per la corsa a governatore della regione. Magari quella di Gennaro Migliore, ex vendoliano fuoriuscito da Sel e convertito sulla via della Leopolda. Che di certo eviterebbe lo scontro fra correnti e sottocorrenti, allontanando lo spettro di brogli e irregolarità  che si è già manifestato alle  primarie del 2011 a Napoli quando ai gazebo accorsero file di cinesi per sostenere l’uno, o l’altro candidato.

In questo quadro i candidati che al momento hanno depositato le firme necessarie per partecipare alle primarie sono tre: Vincenzo De Luca, Andrea Cozzolino e Angelica Saggese. De Luca, al quarto mandato da sindaco di Salerno, al quale ha alternato due elezioni alla Camera (2001 e 2006) e una breve esperienza al governo con Enrico Letta, si era già candidato alla presidenza della Regione nel 2010 subendo una sconfitta dall’attuale governatore Stefano Caldoro (ex Pdl, oggi Fi). Il sindaco di Salerno è sostenuto da una folta schiera di parlamentari, su tutti Fulvio Bonavitacola, Massimiliano Manfredi e Leonardo Impegno. Cui si aggiunge l’apporto dell’attuale segretario del Pd Campania, la deputata Assunta Tartaglione (espressione dell’ex consigliere regionale Franco Casillo), e Area Dem, l’area vicina al ministro della Cultura Dario Franceschini. Su De Luca, però, grava un rinvio a giudizio del novembre scorso relativo alla costruzione del Crescent – un complesso urbanistico sul lungomare di Salerno – la cui sentenza in primo grado potrebbe sopraggiungere proprio nel mese di gennaio. 

Il secondo competitor è Andrea Cozzolino. Europarlamentare, ras delle tessere a Napoli e dintorni, Cozzolino rappresenta la vecchia guardia, essendo uno dei figli del bassolinismo (nel senso di Antonio Bassolino) e di Massimo D’Alema. La sua candidatura è espressione dei cosiddetti “giovani turchi”, corrente del Nazareno a livello nazionale riconducibile a Matteo Orfini (presidente del Pd e commissario del Pd di Roma) e al ministro della Giustizia Andrea Orlando. E se ufficialmente il plenipotenziario napoletano allontana lo scenario della candidatura unitaria, “altre ipotesi mi sembrerebbero delle forzature al processo democratico”; bene informati riferiscono al Fatto.it che “Cozzolino potrebbe sfilarsi a patto che gli sia promessa la poltrona di sindaco di Napoli”. L’outsider, invece, è la senatrice Angelica Saggese, espressione dell’area Letta, disponibile senza se e senza ma a trovare una soluzione unitaria.

Nell’intricata geografia politica del Pd in Campania la “soluzione unitaria” è richiesta a gran voce da un fronte largo del Pd locale, che investe tutta l’area popolare (i parlamentari Vincenzo Cuomo e Salvatore Piccolo e il consigliere regionale Lello Topo), l’area Pittella (rappresentata dal consigliere regionale Giuseppe Russo) e una fetta importante di area riformista (Enzo Amendola e l’attuale sottosegretario Umberto Del Basso de Caro). Richiesta che potrebbe essere accolta dai vertici nazionali di Largo del Nazareno. Che di certo non potranno permettersi l’ennesimo scontro fra ras locali, o comunque una sconfitta con Caldoro in un contesto favorevole come quello odierno, in cui il Pd viaggia con il vento in poppa nei sondaggi. Ecco perché, spiega il sottosegretario Del Basso de Caro a ilfattoquotidiano.it, “auspico che vi sia il superamento delle primarie e penso ci debba essere un nome che abbia la più ampia condivisione possibile”. Assicura il deputato Piccolo: “Io credo che il candidato possa essere o un nome autorevole della società civile o una soluzione interna che abbia la caratterizzazione della novità. E credo che questo sia il disegno del segretario nazionale”.

Nella Capitale i nomi che circolano con più insistenza sono quelli di Gennaro Migliore o (di nuovo, come per la Liguria) del ministro della Giustizia Andrea Orlando, che può annoverare un’esperienza di commissario del Pd a Napoli proprio per gestire il periodo post-primarie “con i cinesi”. Altrimenti, suggerisce un insider a ilfatto.it, il punto di caduta potrebbe essere rappresentato dall’ex ministro del governo Prodi, Luigi Nicolais, attuale presidente del Cnr. Anche se c’è chi ritiene che le elezioni campane potrebbero essere una prova di laboratorio per la compagine di governo. Dunque la soluzione unitaria passerebbe da un accordo fra il Pd e il Ncd di Angelino Alfano. De Luca e Cozzolino permettendo.

Twitter: @GiuseppeFalci 

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