L-italia-puo-farcela-bagnaiL’Italia può farcela è il titolo dell’ultimo interessante libro dell’economista Alberto Bagnai. In questo lavoro, Bagnai rimarca una verità taciuta ai più, cioè che la crisi italiana (e non solo) non è una crisi di debito pubblico, ma di debito privato. L’antitesi di ciò che in maniera parossistica è stato più volte ripetuto a partire dal 2008. Un mantra che è stato talmente tante volte asserito che è diventato un assioma a cui tutti credono. Un assioma che, degenera nel masochismo se si pensa che il nostro Paese, al netto degli interessi, è dal 1992 in avanzo primario e che il rapporto debito pubblico/Pil è iniziato a crescere proprio dal 2008. Per sfatare tale dogma, Bagnai usa le parole di un insospettabile e cioè di Constâncio, vice presidente della Bce. Constâncio spiega qualcosa che in realtà era già nota a chi studia scenari economici e cioè che i governi non hanno responsabilità nella nascita dell’attuale crisi, perché essa nasce nel settore finanziario privato e la crisi in Europa è stata alimentata da un’unione monetaria causata dall’asimmetria delle economie legate al cambio fisso dell’euro. Un’asimmetria che ha generato movimenti di capitali e di merci da economie forti a quelle più deboli. Consiglio di consultare la Teoria delle aree valutarie ottimali che, in estrema sintesi, asserisce che se si legano ad un cambio fisso economie asimmetriche, quelle più forti diventano esportatrici e creditrici e quelle più deboli importatrici e debitrici.

L’analisi di Bagnai prosegue parlando dei problemi legati alla rigidità del cambio asserendo che il debito pubblico non dipende dallo Stato corrotto, dai costi della politica ma da fenomeni macroeconomici. Come ho avuto modo di scrivere su questo blog, l’Europa e l’area della moneta comune in particolare, è un territorio privilegiato per comprendere la guerra economica in corso tra la dottrina keynesiana e quella neoliberista. Una guerra che i neoliberisti stanno stravincendo e la modifica dell’art.81 della Costituzione  (che introduce il pareggio di bilancio) voluta da Monti (ex collaboratore come Draghi di Goldman Sachs) testimonia come anche in Italia i fautori (tra cui Bagnai) di un auspicabile ruolo dello Stato nell’economia stiano soccombendo.

Quindi l’euro è un metodo di governo. Sarebbe auspicabile utilizzare la medesima energia per superare il metodo e non solo la moneta che ne è una conseguenza, in altre parole va vinto il neoliberismo. Cosa servirebbe uscire all’euro se non si ripristina una sovranità monetaria come era nel nostro Paese prima del 1981? Inoltre, vanno superate le diseguaglianze: polarizzare le ricchezze in una società consumista come la nostra è l’origine dell’attuale crisi di domanda. Bagnai, prima di tutti, ha svolto con successo un ruolo divulgativo importante (questo grazie anche alla spinta dei molti sostenitori del M5S che l’hanno invitato ad incontri e suggerito in rete, anche se nel libro definisce Grillo arruffapopolo e il grillismo malattia senile liberismo) nel dilapidare il totem dell’euro. Lui, da economista, reputa che l’Italia possa farcela solo con un’altra economia, ma temo non sia così semplice. Per superare l’attuale bivio storico non basta una singola disciplina, occorre avere una visione multidisciplinare. Occorre ritrovare armonia con l’ambiente devastato dalla pretesa di voler crescere in maniera infinita in un pianeta finito.

E’ vero, l’euro è insostenibile e la corruzione non è la causa prima del debito, ma l’Italia può veramente farcela ed essere un paese civile e gradevole dove poter vivere solo se la legalità vince sul malaffare, la cultura sull’ignoranza, la dignità sul servilismo. E’ vero, durante i governi Craxi crescevamo del 3%, ma era un bel Paese? O era solo l’anticamera del ventennio berlusconiano che ha fatto sì che milioni di italiani quotidianamente siano ammaestrati da Signorini e Barbara D’Urso? L’Italia non può farcela se non si si ritrova una dignità che è stata cancellata da una classe politica indecorosa, non può farcela se non riesce a vincere l’omertà che copre i colpevoli che hanno deturpato il corpo di Stefano Cucchi o che costringe Roberto Saviano a nascondersi mentre la criminalità diventa sempre più Stato.

L’attuale dittatura economica non si vince con più economia, ma con una migliore economia e soprattutto con una politica partecipata che sia in grado di far intravedere una prospettiva e innescare un nuovo rinascimento indispensabile per il futuro del nostro Paese.

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