Anche il mondo della scienza, quello giudicato “serio” e sicuramente poco incline ad affibbiare facili etichette mediatiche, ormai parla chiaramente di un “effetto Angelina Jolie”. La decisione dell’attrice americana di ricorrere a doppia mastectomia nel maggio dello scorso anno (in quanto portatrice di un gene mutato, il BRCA1, responsabile per un buon numero di tumori al seno) ha fatto quasi raddoppiare, nel giro di un anno, il ricorso agli screening da parte delle donne britanniche. Il dato, che è appena stato pubblicato sul magazine ‘Breast Cancer Research’, si basa su numeri ufficiali di 21 centri di prevenzione dell’Nhs, il servizio sanitario nazionale britannico, ed è stato supportato da una ricerca condotta dal professor Gareth Evans della fondazione Genesis Breast Cancer Prevention. Se a fine 2012 gli screening di questo tipo erano stati, in un anno, 12.142, alla fine del 2013 il numero era salito a 19.751, con un “effetto Jolie” esploso pochi giorni dopo l’annuncio di maggio e durato almeno fino ai primi di novembre, con giugno e luglio che hanno fatto registrare dei picchi inattesi. 

Ora le associazioni che lottano contro il cancro al seno e il servizio sanitario nazionale britannico esultano per il risultato, reso possibile dall’attrice, moglie di Brad Pitt e giudicata “una donna forte e determinata. Senza il suo esempio non avremmo avuto questi numeri”, ammettono ora gli istituti di ricerca. La decisione di Jolie di ricorrere all’asportazione dei seni era giunta dopo la morte della madre e della zia, entrambe venute a mancare per cancro al seno. L’annuncio ebbe risalto sui media di tutto il mondo e richiamava quello del 2005 di Kylie Minogue, che aveva rivelato la malattia, e quello del 2008 di Jade Goody, nota partecipante di alcuni reality televisivi, poi morta per cancro della cervice nel marzo del 2009. Entrambe le vicende aumentarono la consapevolezza fra le donne, con circa 400mila controlli medici in più nel Regno Unito nel giro di un anno e con un aumento del 40% di screening al seno in Australia dopo l’annuncio di Minogue. “Le celebrità sono un modello da seguire”, confermano ora gli studiosi britannici. Anche quando passano dei gran brutti momenti. 

Il gene incolpato, il BRCA1, è ritenuto responsabile per una percentuale di tumori al seno che va dal 5 al 10%. I test servono a capire, appunto, se è stato ereditato il gene mutato che, insieme al BRCA2, dà alle donne portatrici fino al 90% in più di possibilità di sviluppare, nel corso della loro vita, la malattia. Chiaramente, la mastectomia è consigliata solamente alle donne con un rischio molto alto di ammalarsi di tumore al seno e il mondo medico sconsiglia vivamente procedure, spesso portate avanti in cliniche private di mezzo mondo, legate alla semplice emulazione. Il professor Evans, commentando lo studio apparso sul giornale scientifico, ha inoltre commentato, parlando con l’Independent: “Ha aiutato anche il glamour legato alla figura di Angelina Jolie e il suo essere considerata una donna molto forte. Questo ha diminuito le paure delle pazienti di perdere un’identità sessuale in seguito alla chirurgia preventiva e ha incoraggiato chi finora non lo aveva mai fatto a procedere a un semplice test”. Dopo il caso mediatico, anche il ministero della Salute britannico procedette a diffondere alcune linee guida. Il cancro al seno è il terzo tumore per diffusione nel Regno Unito e contribuisce al 7% per le morti da neoplasie nel Paese. Nel 2012, quasi 12mila donne morirono in Gran Bretagna per questo tipo di cancro. La cosa è poco nota, ma l’1% di tumori al seno si registra fra gli uomini. Nello stesso anno, 73 maschi britannici persero la vita per questa malattia.

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