Dalla testimonianza nel processo sulla trattativa Stato-mafia alla richiesta di impeachment dei 5 Stelle, passando per moniti, sferzate alla classe politica e la costante minaccia di lasciare il colle più alto di Roma. Ecco il 2014 di Giorgio Napolitano. Un anno inaugurato con il passaggio di testimone a Palazzo Chigi fra l’Enrico Letta #ormainonpiùsereno e il Matteo Renzi #uomodelcambiamento. Il 22 Febbraio il giuramento del nuovo governo è accompagnato dalle polemiche sulla “manina” del Colle sulla nomina del titolare del dicastero della Giustizia. Un ministero delicato affidato all’ex responsabile dell’Ambiente Andrea Orlando che in extremis va ad occupare un ruolo in teoria già assegnato al pm antimafia Nicola Gratteri. Napolitano affronta il 2014 auspicando, monitando in tutti modi e sottolineando in ogni occasione possibile la necessità di intraprendere, non abbandonare e continuare “sul cammino delle riforme” targate Renzi. Le riforme diventano un pallino, un refrain che accompagna un anno travagliato di ‘Re Giorgio’ che, fra gli attacchi del Movimento 5 Stelle e una testimonianza blindatissima nel processo sulla trattativa Stato-mafia, è sempre al centro del chiacchiericcio sulle sue dimissioni. Fa intendere, non commenta e smentisce fino a fugare ogni dubbio parlando esplicitamente di “imminente fine di mandato” lo scorso 18 dicembre. All’età di 89 anni Napolitano lascerà dopo otto anni il Quirinale ridando il via al grande tango del toto-nomi  di Annalisa Ausilio e Paolo Dimalio

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