(A chi ha avuto la cortesia di leggere la prima puntata di questo post, e perfino di commentarlo, vorrei dire che questa è la cronaca fedele di quanto è capitato nei giorni scorsi a un povero agrimensore milanese, ahimé non troppo ferrato in materia di tecnologia e tutt’altro che nativo digitale, quanto all’anagrafe. Ed è vero che mi è stata prospettata la possibilità di comprare il caricatore via internet, ma sono negato per gli acquisti online, senza contare che le rare volte a cui vi sono ricorso ho avuto problemi per la consegna, visto che non dispongo di portineria. Dunque: nessuna pretesa di considerare queste peripezie come inevitabili. Però talmente possibili da essermi capitate, sì. Dopo questa premessa, continuiamo il racconto).

Eccomi dunque in zona Loreto, dove mi è stato detto sottobanco che dovrebbe trovarsi il Centro Samsung di nuova apertura. Esisterà, o sarà una leggenda metropolitana nata dall’esasperazione di alcuni utenti traditi? Chiedo lumi a uno dei rari edicolanti sopravvissuti, e lui conferma. Esiste, eccome. Mi indica la via. Il numero non ce l’ho, ma non c’è bisogno perché appena imbocco la strada leggo sul lato opposto un’enorme, inequivocabile insegna: Samsung.

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Dentro, nessuna scena apocalittica, solo un paio di persone in attesa e dall’altra parte del bancone un personaggio in borghese, alto, elegante, assai compreso nella parte. Non deve essere un semplice commesso, ma un tecnico, forse un luminare. In un lampo, arriva il mio turno. Espongo il problema, mostro il caricatore da sostituire, ma noto disegnarsi sul volto del luminare un sorrisino sospetto. “La fermo subito. Qui ci occupiamo solo di cellulari”. “Scusi, ma questo non è un centro Samsung?” “Certo. Un centro Samsung riservato alla telefonia. Mica pretenderà che ci occupiamo anche del resto, con tutto quello che produce la Samsung…”.

(Se c’è qualcosa che mi lascia senza parole ogni volta che ho un problema con la tecnologia, è lo stupore degli altri di fronte alla mia ignoranza, la loro capacità di farmi sentire un minus habens. Non è il computer che ha un problema, sono io un poveretto. Ma non divaghiamo).

Io non pretendo niente, ma allora? Allora il luminare conferma: l’unico centro onnipotente è ancora e sempre l’altro, quello mitico che si trova nella parte opposta della città. Conferma anche che mi conviene andare di persona, munendomi di santa pazienza.

No, al telefono non rispondono proprio, meno che mai in questi giorni di festa. Ma se proprio volessi andare a fondo della situazione, e conoscere eventuali altri negozi o centri abilitati, c’è sempre il numero verde (gratuito) della Samsung.

Anche al numero verde della Samsung risponde un nastro registrato, ma con un po’ di pazienza, a forza di digitare numeri e cancelletti, ti passano anche l’operatore. Il quale operatore, che in questo caso è come la cassazione, conferma: il caricatore sostitutivo del mio computer (di suo, in vendita praticamente a ogni angolo di strada) si può ordinare solo su internet oppure nei centri autorizzati, tre in tutta la Lombardia. A questo punto, considerato che la prossima settimana, causa Natale, dovrò spostarmi a Imperia, gioco l’asso nella manica.

“E in Liguria quanti centri ci sono?” “In Liguria ce ne sono due: Genova e Cuneo”.

Cuneo mi risulterebbe in Piemonte, ma non mi pare il caso di sottilizzare. Piuttosto, provo a farmi dare dall’operatore il numero di telefono del centro di Genova. Che ottengo prontamente.

Continua

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