“La nostra azienda è stata scalata dalla mafia”. A parlare sono due imprenditori che si sono visti scippare anni di lavoro, sacrifici e investimenti dalla malavita organizzata del litorale romano, “dal clan Fasciani” ci tengono a precisare. Grazie ad un caso fortuito, sei anni fa i due scoprono di aver lavorato fianco a fianco, per anni, con soci vicini al clan decapitato nel luglio 2013 con l’operazione Nuova Alba. “Dopo aver subito il furto di un’auto aziendale – racconta una delle due vittime – vengo a scoprire che su questa macchina c’era un fermo amministrativo di 70mila euro. Da lì, insospettiti, iniziamo ad indagare e ci rendiamo conto che la nostra azienda aveva un buco di circa un milione di euro, anche se per 10 anni, falsificando la contabilità dell’azienda, gli altri soci ci hanno fatto credere che fosse tutto a posto”. Da quel momento inizia un vero e proprio calvario per i due imprenditori. “Ci hanno ricattato, minacciato – proseguono – offerto di entrare a far parte dell’organizzazione criminale, ma noi abbiamo denunciato tutto”. Purtroppo però la giustizia tarda a farsi sentire. “Il nostro primo esposto è del 2009 – raccontano – e ancora non abbiamo ottenuto risposte dalla magistratura, non abbiamo nessuna certezza. L’unica certezza è che l’azienda ora è sostanzialmente nelle mani dei Fasciani e noi, chiedendo prestiti, vendendo la nostra casa e subendo altre minacce, abbiamo aperto un’azienda da un’altra parte”  di Lorenzo Galeazzi e Luca Teolato

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