Un’economia competitiva, infrastrutture moderne e una migliore qualità della vita per il popolo polacco questi sono i nostri obiettivi che costantemente portiamo avanti”.

Questa frase è riportata sul sito del Ministero delle Infrastrutture della Polonia, a rimarcare il modus operandi adottato dal governo polacco nella gestione dei fondi europei.

La Polonia ne è, in termini assoluti, il primo beneficiario netto, dopo la sua adesione all’Ue nel 2004; infatti nel periodo 2007-2013, ha ricevuto finanziamenti per 80 miliardi di euro, di cui 67,3 miliardi provenienti da fondi strutturali e di coesione, e 14 miliardi da finanziamenti per l’agricoltura e la pesca.

Dal sito del Ministero è possibile constatare che a fronte dei 74 miliardi investiti, ben il 97,5% dei fondi della programmazione 2007-2013, c’è stato un ritorno, in contratti stipulati di circa 98 miliardi di euro, con 24 miliardi di utili.

Anche nella nuova programmazione 2014-2020, la Polonia riceverà ben 82,5 miliardi di euro tra fondi strutturali e di coesione.

Dopo 10 anni di adesione all’Ue, tracciando un bilancio consultivo dell’utilizzo dei fondi europei strutturali, emerge che la Polonia è riuscita a creare più di 300mila posti di lavoro, 25 mila nuove aziende, nonché a costruire 11 mila km di strade e ponti, 1661 km di linee ferroviarie, rinnovando il parco mezzi del trasporto pubblico locale e riqualificando i quartieri periferici, aprendo nuove scuole pubbliche, un museo della scienza, ospedali digitalizzati ed una galleria del vento. Inoltre sono stati creati 40 mila km di linee internet a banda larga e fatti investimenti nel settore della ricerca scientifica e sviluppo.

Una chiave del successo della Polonia nei fondi europei – come ha affermato il ministro dello sviluppo regionale polacco alla trasmissione Report – sta senza dubbio nell’aver creato a livello centrale un ufficio che si è occupato del coordinamento e della programmazione dei fondi, controllando passo per passo tutte le attività di regioni e provincie, verificando i progetti e lo stato di avanzamento, e che poi a sua volta ha reso conto direttamente al Governo.” (2)

La Polonia continua a crescere, rimanendo tra i paesi con le migliori potenzialità nel medio-termine, con il Pil +2,8% nel 2014 e con previsioni positive per il futuro: +3,0% nel 2015 e +3,1% nel 2016 .

In Italia invece nel 2015, ci ritroveremo con 17 miliardi della vecchia programmazione 2007-2013 ancora da spendere, con il rischio di perderli a dicembre 2015, nonostante task force o altri mezzi d’emergenza messi in atto per recuperare il ritardo, con due organi di coordinamento e programmazione centrali simili, quali l’agenzia per la coesione territoriale e la cabina di regia; il sito istituzionale opencoesione.gov.it, riporta i miliardi investiti in fondi strutturali ma non il ritorno di questi investimenti.

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Si potrebbe osservare che la Polonia è favorita in questo suo progresso anche da una posizione geografico-strategica che la colloca al centro delle direttrici europee per gli scambi commerciali, nonché dalla disponibilità e apertura delle Autorità governative verso gli investimenti esteri con agevolazioni fiscali e logistiche offerte alle nuove imprese nelle 14 Zone Economiche Speciali (Zes).

Peculiare caratteristica della Polonia è la sua capacità di fungere da Hub logistico e distributivo per le aziende dell’Europa centrale ed extra europee.

La domanda che viene spontanea, considerando la nostra realtà, è come sia possibile che l’Italia pur trovandosi al centro del Mediterraneo, quindi in una posizione geografica-strategica rilevante come la Polonia, non riesca a fungere da Hub logistico e distributivo per il Nord Africa e gli altri paesi mediterranei. Non penso che dipenda solo dalla capacità di utilizzo o meno dei fondi europei, ma anche dalla mancanza di politiche governative, tese ad attrarre, con agevolazioni fiscali e logistiche nuove aziende europee ed extra europee.

Twitter: @federicocim   

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