“Non spetta al capo dello Stato” valutare la “riforma della giustizia”.  Ma Giorgio Napolitano all’assemblea plenaria del Csm dice anche che “miglioramenti e innovazioni normative vanno decise con ponderazione, evitando interventi disorganici o ispirati a situazioni contingenti” aggiungendo che “le frequenti modifiche dei codici processuali, spesso improvvisate, accentuano la crisi della giustizia“. Il presidente della Repubblica ricorda il “dilagare della corruzione con chiaro riferimento alle ultime inchieste e in particolare quella dei pm romani che hanno svelato come Mafia Capitale avesse infiltrato e inquinato molti appalti del Comune di Roma avendo a libro paga amministratori di destra e di sinistra.

Il presidente si dice colpito dal diffondersi del fenomeno che costa all’Italia 60 miliardi l’anno, ma pone l’attenzione anche su quelli che in passato sono stati alcuni vizi delle toghe. Dal Colle, infatti, arriva una riflessione rispetto al protagonismo di magistrati, che in passato si sono occupati di crimini dei colletti bianchi. “L’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario sono fondamentali” e si garantiscono solo con “comportamenti appropriati“, cioè evitando “cedimenti a esposizioni mediatiche o a tentazioni di missioni improprie”. Pur essendo “fondamentale l’azione repressiva” dei Pm, non si può non “segnalare comportamenti impropriamente protagonistici e iniziative di dubbia sostenibilità assunti, nel corso degli anni, da alcuni magistrati della pubblica accusa”.

“Lo stato di tensione e le contrapposizioni polemiche che per anni hanno caratterizzato i rapporti tra politica e magistratura, determinano un paralizzante conflitto tra maggioranza e opposizione in Parlamento – dice il presidente – sui temi della giustizia e sulla sua riforma, non hanno giovato né alla qualità della politica né all’immagine della magistratura”. Dal Quirinale anche un invito esplicito: “La politica e la giustizia non possono e non debbono percepirsi come mondi ostili guidati dal reciproco sospetto”.

Contro “il diffondersi della corruzione e della criminalità organizzata emerse in questi giorni è fondamentale l’azione repressiva affidata ai Pm e alle forze di polizia”. Al sistema giustizia “servono profonde riforme organiche” e prosegue Napolitano bisogna “recuperare funzionalità ed efficienza”.  Anche perché “l’efficace e rapido funzionamento del sistema giudiziario è indispensabile per dare quelle certezze e garanzie di cui ha bisogno l’attività imprenditoriale per il recupero di competitività della nostra economia”.

“Contando su un clima diverso, di superamento di logiche di conflitto frontale, l’attuale governo ha iniziato a lavorare, in sede parlamentare, sul fronte della giustizia con un percorso che intende proseguire mediante una pluralità di interventi”. Il capo dello Stato poi punta il dito contro alcuni vecchi mali del sistema giudiziario italiano. I valori propri fondanti della giustizia a volte “vengono posti in dubbio in presenza di ingiustificate lungaggini o di casi di scarsa professionalità, sia in campo civile che penale”.  Quello che è “il problema più grave per la giustizia“, cioè la durata del processo, pur con qualche miglioramento, “continua ad essere insoddisfacente, specie nella giustizia civile – dice Napolitano chiedendo al Csm  – un miglioramento dell’efficienza del sistema” anche grazie al completamento “dell’informatizzazione del processo”. Al Consiglio superiore della magistratura il presidente chiede anche “obiettività, misura e imparzialità”: il tutto “senza farsi condizionare nelle sue scelte da logiche di appartenenza correntizia”. Per Napolitano le correnti devono rimanere “ambiente qualificato di crescita e dibattito” e non lavorare per “la mera difesa di istanze corporative”.

Poi Napolitano sembra fare un riferimento anche allo scontro all’interno della Procura di Milano, tra il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo. Alcuni “elementi di disordine e di tensione” all’interno di alcune procure, oggi come ieri, non sarebbero superate “senza un pacato riconoscimento delle funzioni ordinatrici e coordinatrici che spettano al capo dell’ufficio” dice ricordando che questo è “titolare esclusivo dell’azione penale di cui deve assicurare l’uniforme esercizio”.

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