A Reggio Emilia il percorso avviato da anni per la pubblicizzazione dell’acqua divide Cgil e Comitato provinciale reggiano Acqua bene comune. La città emiliana dopo il referendum del 2011 ha imboccato la strada per la costituzione di una società in house per la gestione del servizio idrico, uscendo dalla multiutility Iren. Un processo da sempre sostenuto da Cgil nazionale e non ancora terminato, ma su cui ora Cgil regionale sembra avere ripensamenti. Proprio pochi giorni fa infatti il sindacato ha auspicato una maggiore autonomia per l’azienda che offre servizi pubblici a Reggio Emilia, Parma e Piacenza, definendo però i processi aggregativi tra le utility come la strada giusta per investimenti e miglioramento dei servizi, e chiedendo allo stesso tempo anche di ritornare a un radicamento nel territorio. A denunciarlo è il comitato Acqua bene comune: “Leggere sulla stampa che ‘la Cgil regionale è contraria al processo di ripubblicizzazione dell’acqua avviato a Reggio’, ci disorienta a dir poco” spiegano dal comitato. “Piuttosto che a procedere con la ripubblicizzazione dell’acqua, si invitano i sindaci a ‘riflettere fino in fondo sull’esperienza Iren, invitandoli a restare in Iren stessa chiedendo una maggiore autonomia attraverso il rilancio di Iren Emilia, oggi una scatola vuota”.

Un cambio di rotta che il comitato fatica a interpretare, proprio ora in cui la battaglia promossa dai cittadini punta non solo contro le multiutility e Iren, ma anche contro il progetto delle maxiutility previsto dallo Sblocca Italia e dalla Legge di stabilità. Dopo il presidio contro la buonuscita da 900mila euro all’ad Nicola De Sanctis, che aveva portato sotto il Comune reggiano oltre 300 persone, è nato il tavolo “No maxiutility, sì ripubblicizzazioni” che riunisce comitati cittadini per l’acqua e i rifiuti, Anpi, Cisl, Cgil e Federconsumatori. Nella città per anni guidata dal sottosegretario Graziano Delrio, che aveva portato alla creazione della multiutility Iren, i cittadini fanno sentire la propria contrarietà alla gestione privata dei beni comuni, dall’acqua ai rifiuti. “Il modello Iren è fallito dal punto di vista industriale e finanziario, e soprattutto non risponde ai bisogni dei cittadini” spiega Francesco Fantuzzi, del comitato. “Il paradosso – continua – è che gli amministratori che anni fa ci hanno portato a Iren, ora spingono per la fusione con altre società”.

Maxiutility quotate in borsa e in cerca di profitto al posto delle multiutility, che però per i cittadini hanno già fallito. Al centro del percorso c’è la ripubblicizzazione dell’acqua, come espresso dal referendum, con aziende di diritto pubblico che non seguano logiche di profitto. A Reggio Emilia si lavora per questo, anche se la strada è tortuosa e ostacolata dalla burocrazia: “La politica deve imporsi, perché il prezzo non può essere stabilito da Iren – spiega Fantuzzi – L’acqua non è un bene di mercato, il prezzo non può farlo una società basandosi sui costi”. La strategia è cambiare mentalità, anche sul tema dei rifiuti, che vanno considerati beni comuni. Il nuovo soggetto, politico ma apartitico, è stato presentato nei giorni scorsi e si stanno raccogliendo nuove adesioni tra i cittadini, ma l’appello è soprattutto alla politica: “Vogliamo che i sindaci si esprimano – aggiunge Fantuzzi – che dicano da che parte stanno sulla gestione rifiuti e acqua”.

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