Gli stipendi degli italiani nel 2014 segneranno la crescita più bassa degli ultimi trentatré anni. L’Istat ha rivelato che i salari nella Penisola si sono incrementati, a novembre, solo dell’1,1 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Se a dicembre non si registrerà un aumento significativo, il 2014 si chiuderà con una crescita media dell’1,3%, come mai era accaduto almeno dal 1982, da quando sono partite le serie storiche dell’Istituto di statistica. Il potere d’acquisto, tuttavia, resta invariato, grazie al confronto con i prezzi, che sono rimasti fermi. Dal rapporto Istat emerge un recupero dell’1,4% della capacità di spesa dei lavoratori del settore privato nell’ultimo anno. I settori che a novembre presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: telecomunicazioni (3,5%), agricoltura (3,1%), gomma, plastica e lavorazione minerali non metalliferi (3%). Variazioni nulle invece nel settore del commercio e in tutti i comparti della pubblica amministrazione. Con questi ultimi che sono stati colpiti dal blocco della contrattazione. Neanche il 2015 parte sotto i migliori auspici per i dipendenti pubblici, viste le previsioni di proroga dello stop, che è già costato 5,4 punti percentuali. Ma non ci sono solo gli statali, in attesa di rinnovo restano 7,2 milioni di persone, oltre la metà del personale sotto contratto collettivo (il 55,6%). Basti pensare che l’attesa media per l’aggiornamento del contratto è ormai arrivata a tre anni e tre mesi, che diventano 20,8 mesi per il settore privato, dove il numero dei dipendenti in attesa si attesta sul 42,7 per cento.

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