Pronti all’occupazione delle Province ad oltranza. I sindacati della pubblica amministrazione mettono nero su bianco in una nota congiunta l’intenzione di non cedere sulla legge di Stabilità, il cui iter in Parlamento intanto si fa sempre più accidentato, con lo slittamento a venerdì sera del maxiemendamento del governo atteso inizialmente per giovedì. “Oggi – scrivono – la mobilitazione si estende a tutte le Province italiane, e senza un intervento del Governo, un passo indietro su provvedimenti dannosi e insensati, non si fermerà. Chiediamo al Parlamento di evitare il peggio alle Regioni di fare la loro parte”, proseguono nella nota i segretari generali di Fp-Cgil, Rossana Dettori, di Cisl-Fp, Giovanni Faverin e di Uil-Fpl, Giovanni Torluccio, rilanciando la mobilitazione dei lavoratori delle province “contro il rischio di esuberi per 20mila lavoratori a tempo indeterminato e del licenziamento per oltre 2 mila precari”. La protesta si estende anche contro i “pesanti tagli previsti in Legge di Stabilità”. Tagli che per i sindacati “mettono a rischio il funzionamento dei servizi di area vasta, dalla sicurezza scolastica alla tutela ambientale, passando per la viabilità e le politiche attive sul lavoro”. “La mobilitazione che è cresciuta in queste settimane – concludono – oggi raggiungerà il suo apice in tutto il Paese, dopo le prime occupazioni di ieri”. E assicurano: “Senza un dialogo vero la mobilitazione continua”. Le sigle del pubblico impiego spiegano di volere “un riordino vero”, ma, aggiungono, “il Governo abbandoni certi toni”.

Poletti-sindacati, incontro/scontro sul Jobs act – “Toni” che continuano ad agitare anche la discussione sul Jobs act. Dure le parole del segretario della Cgil Susanna Camusso al termine dell’incontro dei sindacati confederali con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Secondo la Camusso, il governo corre “il rischio di fare significativi guai” con i decreti attuativi. “Non credo ci sarà nessun altro incontro – ha aggiunto – non mi pare che siano per un dialogo serrato. E il fatto che Poletti abbia ribadito più volte che il confronto non prevede la trattativa ci conferma un atteggiamento indisponibile del Governo ad un normale rapporto con i sindacati e un atteggiamento molto più arretrato del dialogo sociale che si svolge in Europa”. Per parte sua, il ministro ha scandito i tempi della riforma del Lavoro e i termini di relazione con i sindacati. “I tempi previsti dalla delega sono brevi – ha detto – sei mesi al massimo entro i quali i decreti dovranno essere approvati. Obiettivo è illustrare le posizione del governo, discutere con le parti sociali, raccogliere le istanze e le sollecitazioni ma sapendo che non ci sarà nessuna trattativa”. Il governo, ha garantito il ministro, “approfondirà le questioni poste oggi dai sindacati”, ma intende decidere autonomamente: “Lavoriamo alla delega così come l’abbiamo approvata”.

Il governo, in realtà, è ancora al lavoro su due dei nodi più caldi della delega. “I punti maturi su cui sta lavorando il governo sono il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e la riforma dell’Asp”, ha detto Poletti. Si tratta dei “punti più urgenti”, ha aggiunto, spiegando nel suo intervento che è intenzione del governo avviare una predisposizione generale dei decreti e poi procedere per gradi, non dunque con un’unica presentazione. Lo stesso ministro, tuttavia, ha detto che “non c’è ancora un testo”. Secondo Poletti, infatti, l’approccio di base è il “tema dell’equilibrio generale: e cioè non come ogni singolo nodo si risolve, ma come ogni singola questione si risolva rispetto a tutte le altre”.
video di Annalisa Ausilio
Proprio sulla assenza di un documento definito si sono concentrate le critiche dei sindacati. “I dettagli fanno la differenza per condividere una riforma, un testo oggi sarebbe stato utile non per esercitare un ruolo di veto ma per la costruzione di soluzioni che vengano anche dal mondo del lavoro” ha detto il segretario generale dell’Ugl Paolo Capone. Più duro Carmelo Barbagallo, segretario della Uil. Dal governo, ha detto al termine dell’incontro, “si sono ripresentati ancora una volta senza uno straccio di documento, questo non ci permette nemmeno di valutare un testo. In testi così complessi anche una virgola spostata può dare spazio a strumentalizzazioni”. Barbagallo ha parlato di “contratto a tutele decrescenti: ognuno può essere licenziato quando si vuole”. E a “tutele decrescenti”, ha promesso, seguiranno “lotte crescenti”.

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