“Il Premio Ilaria Alpi non ha più alcuna utilità e deve smettere di esistere”. A scriverlo in una lettera inviata agli organizzatori della manifestazione è Luciana Riccardi Alpi, la madre della giornalista del Tg3 uccisa nel 1994 insieme al suo operatore, Miran Hrovatin, a Mogadiscio, in Somalia. La donna dice di essere stanca “per l’amarezza che provo nel costatare che, nonostante il nostro impegno, le indagini in sede giudiziaria non hanno portato alcun risultato”. Un gesto che non è contro gli organizzatori del premio, ma una forma di protesta per i risultati delle indagini sull’uccisione di Ilaria Alpi: “Non si può aspettare 20 anni per avere giustizia”, dichiara. Perché ancora oggi non è chiaro cosa abbia portato alla morte della Alpi e di Hrovatin. Tra le ipotesi, le loro inchieste giornalistiche sul traffico di armi e di rifiutial. Masono ancora molti i punti oscuri riguardo all’uccisione della giornalista, a cominciare dal ruolo dei servizi segreti, anche se la desecretazione degli atti dell’inchiesta ha rivelato nuovi particolari.

Luciana Alpi, 81 anni, chiede agli organizzatori, ai membri dell’associazione, al sindaco di Riccione, all’assessore alla Cultura dell’Emilia Romagna di “prendere atto delle mie dimissioni irrevocabili da socio dell’Associazione e del mio desiderio che si ponga termine ad iniziative quali il Premio Alpi, di cui non è più ravvisabile alcuna utilità”. Lo ha fatto inviando a ognuno di loro, il 21 novembre, una lettera che ha voluto tenere riservata ma che è stata recapitata in forma anonima alla redazione dell’Ansa. Un “gesto meschino“, lo definisce la donna.

“Pur non avendo un ruolo formale nella vostra associazione e nell’organizzazione del Premio Alpi – scrive nella lettera – ho sempre sentito il dovere di seguire la vostra attività e possibilmente collaborarvi, specialmente nei rapporti con l’esterno, al fine di garantirne la rispondenza agli ideali di mia figlia”. Ma adesso la donna è stanca di aspettare per conoscere la verità sulla figlia e ha deciso di abbandonare. Per questo “vi prego di prendere atto delle mie dimissioni irrevocabili da socio dell’Associazione e del mio desiderio che si ponga termine ad iniziative quali il Premio Alpi, di cui non è più ravvisabile alcuna utilità”. La donna ricorda che l’intento del premio, quando nacque, era quello di ricercare la verità e la giustizia: “Il Premio era il mezzo. Ho 81 anni, io non me la sento più, non sono più la donna di 20 anni fa, purtroppo, e non ce la faccio più a fare queste cose. Anche i medici mi chiedono di chiudere con questa cosa, soprattutto il mio cardiologo mi dice ‘basta’. Ogni volta che devo andare a parlare di Ilaria ho l’ansia“.

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