Sono saltati in aria, senza alcuna possibilità di salvezza, quando un’autobomba si è lanciata a tutta velocità contro il loro scuolabus fermo a un posto di blocco, mentre andavano a scuola. Due autobombe sono esplose in Yemen a sud della capitale Sanaa, colpendo uno scuolabus di bambine di scuola elementare che viaggiava vicino a un raduno di ribelli e provocando la morte di 10 combattenti e almeno 15 studentesse. Lo riferiscono i ribelli sciiti Houthis, che hanno attribuito ad Al Qaeda la responsabilità dell’attacco. L’attentato è avvenuto nella zona Radaa della provincia di Baydah.

Una delle autobombe ha preso di mira la casa di un leader dei ribelli sciiti, Abdullah Idris. Si tratta della seconda volta da ottobre che la casa di Idris viene presa di mira. Gli Houthis e Al Qaeda combattono nella zona di Radaa da quando i ribelli hanno preso il controllo dell’area a ottobre. Negli ultimi mesi i ribelli sciiti hanno fatto conquiste militari significative, prendendo il controllo della capitale e di altre città strategiche.

I ribelli Houtis hanno definito l’attacco “il crimine più sgradevole commesso contro l’infanzia”, sottolineando appunto che lo scuolabus trasportava studentesse della scuola elementare. Alcuni membri di tribù locali coperti dall’anonimato spiegano che, delle due autobombe, una ha preso di mira appunto la casa di Idris, mentre l’altra esplosione ha investito un posto di blocco che si trova vicino alla casa, uccidendo i ribelli che lo gestivano e colpendo anche lo scuolabus. Idris è anche membro del Congresso generale del popolo, cioè il partito dell’ex presidente yemenita Ali Abdullah Saleh.

Attentati suicidi, bombe e incursioni di gruppi pesantemente armati si sono moltiplicati da quando le milizie sciite in autunno hanno rafforzato la loro presenza a Rada, sull’onda di una folgorante offensiva scatenata dalla loro roccaforte nel nord, Saada. Già il 21 settembre avevano preso il controllo della capitale Sanaa e da lì continuano ad avanzare nel centro e nell’ovest del Paese. Una progressione che li sta portando a scontrarsi con sempre maggiore frequenza con le tribù sunnite e con Al Qaeda nella Penisola arabica (Aqap) che proprio tra queste comunità recluta buona parte dei propri uomini. Tra l’altro il moltiplicarsi dei combattimenti sta ulteriormente riducendo l’autorità del governo yemenita, formato da Khaled Bahad all’inizio di novembre ma anch’esso lacerato dai contrasti tra sciiti e sunniti.

Proprio oggi nella capitale si segnalano tre episodi fortemente indicativi dell’inconsistenza dello Stato: il Parlamento non ha ottenuto la fiducia, il ministero della Difesa ha dovuto subire l’assedio di miliziani houthi in armi, la sede del quotidiano ufficiale Al Thura è stata “invasa” da altri combattenti sciiti che con la forza hanno costretto a dimettersi il presidente del Consiglio di amministrazione e ne hanno insediato un altro “per porre fine alla corruzione”.
Una situazione sempre più fuori controllo da quando una rivolta popolare ha costretto il presidente Saleh a lasciare il potere tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012. Con gli “accordi” tra sciiti e sunniti regolarmente disattesi. In mezzo, civili inermi che continuano a morire.

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