“Vabbè fratè, domani sai tutto”, così Franco Marcoccia, funzionario della Regione Lazio e attualmente segretario aziendale Uil Fpl, rinviato a giudizio per truffa ai danni dello Stato e dichiarazione di titoli falsi dalla Procura di Roma, parlava con Luca Fegatelli, dirigente regionale arrestato a gennaio scorso per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti e truffa nell’ambito dell’inchiesta che ha travolto anche il patron della discarica di Malagrotta, Manlio Cerroni.

Dalle intercettazioni emerse dall’inchiesta sulla monnezza romana, Marcoccia, indagato anche per rivelazioni di segreto d’ufficio dalla Procura di Velletri, informava Fegatelli sulle indagini che lo riguardavano ed in cambio lo stesso Fegatelli, responsabile al tempo dei procedimenti disciplinari per il personale, sembrerebbe non aver fatto nulla per rimuoverlo dall’incarico una volta scoperto che Marcoccia aveva dichiarato di possedere una laurea che non aveva mai conseguito. Fegatelli ha proposto solo 11 giorni di sospensione dopo che il direttore del personale Raffaele Marra, che la Giunta Zingaretti ha rimosso prima della naturale scadenza del contratto, aveva proposto il licenziamento. Una disparità netta d’interpretazione delle norme del codice disciplinare tra l’ex direttore del personale e Fegatelli che sembrerebbe ora trovare una spiegazione in relazione al ruolo di Marcoccia nell’affaire rifiuti; una sorta di ‘gola profonda’ che teneva aggiornato Fegatelli sulle indagini che lo riguardavano.

Per circa 10 anni sostenendo di avere una laurea in sociologia, inesistente secondo l’accusa, Marcoccia ha potuto usufruire di avanzamenti di carriera con relativi benefici economici. Attualmente la stessa Regione sembra aver fatto un passo indietro, ammettendo implicitamente che il funzionario regionale non è in possesso di una laurea, visto che non gli è stata attribuita l’alta professionalità ma la posizione organizzativa di prima fascia che viene assegnata anche ai non laureati. Ad ogni modo Marcoccia è ancora funzionario in Regione Lazio.

Da via Cristoforo Colombo fanno sapere che “la Regione Lazio ha deciso di non confermare Raffaele Marra a seguito delle irregolarità emerse nel corso della verifica amministrativo-contabile, eseguita dal 13 giugno al 31 agosto 2012 presso la Regione. In riferimento alla vicenda legata a Franco Marcoccia, la Regione Lazio ha applicato la sanzione amministrativa della sospensione e ha provveduto a non rinnovare l’assegnazione dell’alta professionalità e del relativo emolumento. Attualmente il dipendente non ricopre alcuna posizione per la quale è prevista la laurea”.

Ma la Regione non pare abbia intenzione di agevolare un chiarimento definitivo sulla questione. “In merito alla vicenda a febbraio scorso abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti – spiega Valentina Corrado, consigliere regionale 5 Stelle – dopo tre mesi è arrivata la comunicazione che la documentazione su Marcoccia era disponibile ma, nonostante siano trascorsi nove mesi, ancora non sono riuscita a ritirare materialmente gli atti dei quali ho potuto solo prendere visione. Mi è stato comunicato che Marcoccia ha fatto opposizione al rilascio delle copie. Sarebbe interessante capire sia le motivazioni di questa opposizione che le cause per le quali, una volta accertata l’assenza del requisito della laurea e della conseguente dichiarazione mendace, con il cambiamento del direttore del personale, sia mutata anche la sanzione disciplinare benché fossero rimaste invariate le condizioni che l’avevano determinata. Alla luce dell’anomala sanzione disciplinare di soli 11 giorni di sospensione adottata per Marcoccia – conclude la Corrado – lo stesso Fegatelli ora potrebbe essere indagato per abuso in atti d’ufficio”.

Marcoccia è stato inquadrato in Regione nel 2003 come “infermiere professionale”, (l’estensore dell’atto organizzativo è uno degli 11 dirigenti assunti senza concorso e poi sospesi) trasferito dall’Ipab San Michele, istituto pubblico di assistenza e beneficienza. “Non è chiaro – sottolinea la Corrado – nemmeno l’inquadramento ottenuto in Regione Lazio, a seguito del trasferimento dall’Ipab, che parrebbe essere di una categoria superiore rispetto a quella di provenienza. A tal proposito ci auguriamo che l’attuale direttore del personale, Alessandro Bacci, abbia verificato con cura il curriculum del funzionario prima di attribuirgli la posizione organizzativa di prima fascia. In ogni caso, anche su quest’altra vicenda vogliamo vederci chiaro e, svolti gli ulteriori accertamenti, ricorreremo all’autorità giudiziaria competente per gli eventuali reati che potessero manifestarsi a carico dei funzionari regionali ”.

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