“Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? – domandava Salvatore Buzzi alla sua segretaria – il traffico di droga rende meno”. E chi doveva ringraziare il presidente della cooperativa “29 giugno” per tutti quei guadagni? In buona parte li doveva a Luca Odevaine, almeno stando a quanto racconta quest’ultimo, secondo i pm trait d’union tra la banda di Massimo Carminati e le istituzioni finito in carcere per associazione di stampo mafioso. Ex vicecapo segreteria di Walter Veltroni ai tempi del Campidoglio, Odevaine  sedeva al “Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione” e al contempo ricopriva il ruolo di “esperto del presidente del C.d.A. per il Consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza” , ente che soprintende alla gestione del C.A.R.A. di Mineo”, scrivono i pm nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 37 persone nell’inchiesta Mafia Capitale. Un cumulo di cariche che gli permetteva di avere voce in capitolo sui flussi degli immigrati che, sbarcati in Sicilia, dovevano essere smistati nei centri di accoglienza di tutta Italia. Un ruolo in virtù del quale il 18 settembre scorso Odevaine prendeva carta e penna e scriveva a Matteo Renzi una lettera aperta per chiedere “interventi strutturali”  in materia.

Nel pieno dell’ondata migratoria e con la missione Mare Nostrum che volgeva al termine, Odevaine lavora da tempo per far entrare le cooperative di Buzzi nella gestione dell’emergenza e con il presidente del Consiglio utilizza un linguaggio che a posteriori risulta tragicomico nella sua disarmante ipocrisia: “Lei, presidente, rappresenta un partito che ha a cuore le sorti dell’umanità, persone che credono nei valori dell’integrazione, dell’accoglienza. Tutti sappiamo da dove nasce la povertà e quanto l’economia mondiale abbia creato popoli di cittadini e popoli di “non – uomini”. Per far fronte a questa situazione, Odevaine ha pronta la soluzione.

Bene l’idea di portare da 3.000 a 20.000 “i posti destinati allo Sprar”, il sistema di protezione per richiedenti asilo, scrive l’uomo di Buzzi, ma c’è ancora molto da fare: “Tutto ciò, presidente Renzi, potrebbe funzionare in tempi di pace, con flussi migratori controllabili. Oggi la situazione non è tale da poter pianificare accoglienza e integrazione in modo razionale. I numeri di questa emergenza stravolgono qualsiasi possibilità di pianificazione. E’ fondamentale trovare una sintesi tra emergenza e pianificazione. Per fare ciò è indispensabile che ognuno faccia la propria parte: le Regioni adeguando le strutture sanitarie, gli enti locali affrontando le politiche sociali, che l’impatto numerico di migranti sul territorio stressano profondamente rischiando di creare sempre di più conflitti sociali insanabili, le forze politiche, il Terzo settore. Nessuno si può chiamare fuori”, si legge nella missiva pubblicata sul sito della Fondazione Integra/Azione di cui Odevaine è presidente. Nel frattempo Buzzi sta lavorando per oliare la costruzione di un centro Cara da 400 posti a Castelnuovo di Porto, a nord di Roma.

Renzi non risponderà mai alla lettera, ma che Odevaine potesse esercitare un’influenza nelle decisioni delle autorità in materia di emergenza immigrati appare indubbio. Un’intercettazione in cui il consulente del Cara di Mineo parla con il suo commercialista fotografa il suo ruolo: “Avendo questa relazione continua con il Ministero – spiega, riferendosi alle cooperative destinatarie dei benefici dell sua azione – sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da… da giù… anche perché spesso passano per Mineo… e poi… vengono smistati in giro per l’Italia… se loro c’hanno strutture che possono essere adibite a centri per l’accoglienza da attivare subito in emergenza… senza gara… (inc.) le strutture disponibili vengono occupate… e io insomma gli faccio avere parecchio lavoro…”.

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