C’è un ragazzino, un preadolescente di tredici anni. Si chiama Federico, e da quando di anni ne ha undici è divenuto irrequieto. Una storia come molte altre: non studia, spesso salta la scuola. Ha già collezionato una bocciatura. A tredici anni si presenta uno di quei momenti che si ricordano, sempre, senza sapere bene il perché. Federico è in terza media e la sua seconda bocciatura è quasi scontata. La vicepreside della scuola media però, una donna solitamente arcigna, forse per un atto di generosità o forse perché non vede l’ora di sbarazzarsi di un alunno “scomodo” lo fa chiamare in presidenza e gli fa una proposta: “Tu vieni solo a scuola, vieni e basta, e io ti promuovo”. Mancano solo due settimane alla fine dell’anno scolastico, e la proposta è allettante: se lui riuscirà solamente a frequentare, senza assenze ingiustificate, questo da solo cancellerà un anno di indolenza, provocazioni e condotte pessime. Un’indulgenza plenaria. “Era una brava persona, ho apprezzato quel gesto” – dice Federico ricordandolo ancora dopo anni. “Ci volevo davvero provare” – soggiunge poi. Eppure non ce la farà mai ad avere il sospirato diploma.

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Lo ritroviamo anni dopo, in una sala di attesa del carcere minorile ‘Beccaria’, dove si trova in misura cautelare. Gli è proibito ogni contatto con l’esterno tranne con lo psicologo incaricato della valutazione. Ad attenderlo però in sala d’aspetto c’è anche una coetanea. Ma chi l’ha autorizzata? Nessuno. Beh, che succede? Semplice: Federico è riuscito a fare una chiamata con un cellulare introdotto abusivamente in carcere e ha dato appuntamento alla sua ragazza nell’unico luogo e circostanza possibile, pur avendo l’assoluta certezza di essere scoperto. La segnalazione che ne deriva rischia di far saltare per lui la possibilità di una “messa alla prova” con affidamento ai servizi sociali.

I due episodi si somigliano tremendamente.

Poi, sempre, si pente, piange lacrime sincere, disperate, incomprensibili. C’è qualcosa che non funziona in Federico. E’ un corto circuito, è come se il desiderio non venisse pensato, se restasse fuori da lui. Tra il desiderio e l’azione non si frappone un pensiero in forma di parola che autorizza o ne ostacola la realizzazione. La plateale sconvenienza delle sue azioni è posteriore alle azioni stesse. Federico è il peggiore nemico di se stesso.

E fa anche di peggio. Un giorno Federico parte per una serata in discoteca con un amico e due ragazze, fermano l’auto in campagna e minacciano le ragazze. Vengono accusati di un reato sessuale e rischiano una condanna a sei anni di reclusione. Federico era fidanzato da alcune settimane con una piacevole ragazza.

Ma il pensiero in lui compare quando il desiderio si è ormai eclissato in un avvicendamento che non permette una graduazione, una scelta di tempi e luoghi, non fa argine.

Freud usa la metafora della migrazione degli uccelli che tornano sempre sui propri passi senza sbagliare mai la rotta, per istinto, per spiegare la “coazione a ripetere”, un meccanismo per cui il desiderio tende a ripetere se stesso. Quante volte il destino appare beffardo nel suo ripetere sempre lo stesso copione? Ma sarà davvero il destino crudele o nel piatto c’è qualcosa di molto personale? Non si sfugge mai a se stessi.

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