“La stampa 3d è il nuovo trend. Se prima si frequentavano i corsi su Photoshop o altri programmi di grafica oggi si riempie la sala con le lezioni sulle nuove stampanti. E ci sono le prime richieste da parte delle aziende di figure professionali di settore”. Giampiero Romano di 3dItaly non ha dubbi: il trend continua a essere positivo anche per i piccoli produttori italiani. Le cifre rimangono piccole anche se probabilmente sono più alte di quelle indicate dalle società di ricerca. Canalys, per esempio, ha diffuso un’indagine secondo la quale, nel terzo trimestre di quest’anno sono state vendute 33mila stampanti 3D in tutto il mondo, con una crescita del 4% anno su anno. Aggiungendo materiali e servizi la crescita arriva al 9%.

Negli Stati Uniti l’aumento è del 16% per un mercato che vale il 44% di quello mondiale, mentre l’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa, al momento non ci sono studi solo sul mercato italiano) grazie soprattutto a Gran Bretagna e Germania sale dell’8%. Lo studio di Canalys indica come segmento più dinamico il consumer che aumenta del 16% spinto dalla riduzione dei prezzi e dai miglioramenti tecnologici. Le stampanti di 3d Italy, racconta Romano, costano circa duemila euro perché sono già montate, “ma ormai in giro ci sono anche kit da 400-600 euro anche se poi è necessaria l’assistenza di un tecnico. E poi ci sono modelli più professionali da tremila euro”.

Oltre a 3dItaly Kentstrapper, Sharebot, Wasp, 3dhubs e Dws sono i nomi delle aziende italiane presenti sul mercato mentre qualche modello è già comparso anche nella grande distribuzione e Amazon ed eBay hanno lanciato i loro marketplace. Sono start up che hanno creduto nella stampa tridimensionale e viaggiano al ritmo di qualche decina di printer vendute ogni mese. “Le nostre macchine – racconta Romano – le vendiamo ad aziende e privati. Sono architetti che hanno bisogno di realizzare dei plastici, designer e hobbisti che vogliono realizzare da soli un pezzo mancante”.

Con la stampa 3d a filamento, la tecnologia più diffusa, è possibile infatti realizzare “qualsiasi cosa a prezzi bassi”. E poi c’è anche qualche artista che crea al computer e produce con il 3d. Quello del 3d è un movimento nato dal basso che fa largo uso dell’open source e che ancora non vede all’orizzonte il colosso dell’high tech che potrebbe spazzare via i piccoli. Anche se Hp si sta muovendo. Così, lentamente, si infila nelle aziende con i laboratori di oreficeria che hanno compreso in fretta l’utilità della nuova tecnologia e il settore dentale dove è già possibile produrre prototipi per qualsiasi tipologia di prodotto anche se in questi casi i costi delle printer sono più alti.

Le aziende sembrano avere compreso in fretta quanto sostiene uno studio di Gartner, altra società di ricerca, secondo il quale l’utilizzo di questo tipo di stampanti permette di ridurre il costo finale del prodotto in una percentuale compresa tra il 4,1 e il 4,3% del prodotto. Sui grandi numeri fa la differenza.

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