Nonostante i quasi sei anni di mandato del primo presidente nero della loro storia, gli Stati Uniti continuano a caratterizzarsi negativamente per l’esistenza di un regime discriminatorio e razzista che fa in continuazione vittime fra le minoranze etniche, in particolare gli afroamericani. Stiamo assistendo a una lunga serie di assassinii da parte delle cosiddette forze dell’ordine, che rimangono del tutto impuniti. E questo, unitamente alle condizioni di vita imposte ai neri, miseria, carcere e discriminazioni, spiega la vera e propria rivolta in atto in molte città degli Stati Uniti.

Da un lato tale deplorevole situazione riflette una tendenza, della quale sappiamo qualcosa purtroppo anche in Italia, di elementi appartenenti alle forze dell’ordine ad assumere atteggiamenti di tipo violento. Che in vari casi culminano con la morte, del tutto inescusabile, delle persone fermate o sottoposte a custodia. In questo senso le funzioni dello Stato si stanno sempre di più modificando: sempre meno Stato sociale anche per i tagli di bilancio imposti dalla finanza dominante, sempre più Stato di polizia, che non esita come si è visto in varie occasioni a determinare la morte dei cittadini, per motivi futili e una sostanziale garanzia di impunità.

Tale perniciosa metamorfosi dello Stato, cui si accompagna un chiaro tentativo di liquidare la democrazia sia rappresentativa che tanto più partecipata, si accompagna a nuove proiezioni aggressive verso l’esterno e alla creazione di sempre nuovi focolai di guerra e di tensione. Non è del resto casuale che determinate tecnologie belliche, come i droni o determinati tipi di armamenti, comincino ad essere applicati anche sul piano interno.

Aggressione militare esterna e stato di guerra interno costituiscono dunque due facce della stessa medaglia. Ciò ovviamente determina uno scadimento irrimediabile di ogni tipo di democrazia, aggravata da fenomeni come la corruzione, l’insediamento di bande criminali nei poteri pubblici e la manomissione dei meccanismi elettorali. De nobis fabula narratur.

D’altro lato la questione razziale continua a condizionare la democrazia statunitense, costituendo indubbiamente uno dei suoi principali fattori di crisi e di debolezza. Tale questione ha le sue origini storiche nel fenomeno della tratta dei neri e della schiavitù ma, a quasi centocinquanta anni di distanza dalla conclusione della guerra di Secessione, si presenta ancora come sostanzialmente irrisolta, né potrà mai esserlo nell’attuale quadro sociale e istituzionale del Paese. Da tale punto di vista, il razzismo istituzionale continua a costituire un tratto fondativo e insostituibile della costituzione materiale degli Stati Uniti. Nonostante Obama, il quale, come scrive Ta-Nehisi Coates su The Atlantic, ‘è il presidente di un paese congenitamente razzista, costruito sul furto della vita, della libertà, del lavoro e della terra… I neri sono i censori del loro paese. La loro esperienza grida all’America: “sei tu a portare la maschera’”.

Si conferma, più in generale che, come scrivono Alberto Burgio e Gianluca Gabrielli “Nella misura in cui costituisce un’efficace strategia di legittimazione del dominio e delle sue implicazioni più caratteristiche (interiorizzazione, esclusione, discriminazione, spoliazione, persecuzione) il razzismo è una istituzione-chiave della modernità, uno dei capitoli fondamentali della sua biografia intellettuale e morale”. In Europa, ma anche altrove, a tale perdurante razzismo si coniuga l’operato delle mafie di ogni tipo, dagli scafisti a coloro che, come i membri di “Mafia Capitale”  lucrano anch’essi sulle sofferenze di migranti e richiedenti asilo, fino a coloro che approfittano della condizione di debolezza dei migranti per sfruttarne il lavoro o imporre loro affitti esosi.

Tutti tali fenomeni sono caratterizzati dalla negazione della dignità umana a coloro che appaiono diversi, per ribadire posizioni dominanti o fare quattrini facili. Fare i conti con questo stigma antidemocratico della storia dell’Occidente appare quindi fondamentale per rinnovare l’Occidente e il mondo e aprire un nuovo capitolo della storia mondiale.

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