L’operazione Blow, promossa dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, ha portato al sequestro di terreni, automobili e immobili di proprietà di Francesco Ventrici, residente agli arresti domiciliari a Ozzano dell’Emilia, per un valore di 1,3 milioni di euro. Il sequestro è arrivato a seguito di indagini che hanno rilevato come l’acquisto dei beni fosse avvenuto per riciclare il denaro guadagnato con il traffico di stupefacenti da Ventrici e dalla sua cosca, il clan ‘ndranghetista Mancuso di Limbiadi.

Francesco Ventrici, la cui ultima condanna risale al 2012, nel provvedimento viene definito dai giudici bolognesi “personaggio di elevata caratura criminale”.

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La sua carriera criminale inizia nei primi anni ’90 quando, a soli vent’anni, si trova coinvolto nella gestione del traffico di cocaina tra Italia e Colombia, un ramo che lo porterà a far carriera all’interno della cosca Mancuso, fino a conquistarsi il titolo di broker della cocaina insieme a Vincenzo Barbieri, ucciso nel 2011 a seguito di un regolamento di conti. Il compito dei due era infatti quello di riciclare i proventi del narcotraffico e, per fare ciò, avevano scelto di stabilire i propri affari nella regione che offriva più opportunità: l’Emilia Romagna. Attraverso numerose acquisizioni di aziende, hotel e immobili i due soci erano riusciti a creare un piccolo impero concentrato tra la provincia di Bologna, la Riviera e San Marino.

La prima condanna arriva a seguito dell’operazione “Decollo”. A Ventrici vengono comminati 10 anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti, accusa che verrà ribadita anche in altre due operazioni che lo vedono coinvolto: “Decollo Ter” e “2 Torri connection”.

Come ogni broker che si rispetti, Ventrici era consapevole che per ogni impresa è fondamentale diversificare il rischio e ampliare gli ambiti di investimento. Ha così aperto, nei primi anni duemila, una ditta di trasporti, la “Vm Trans”, che, attraverso minacce di morte e spedizioni punitive ai danni dei vettori concorrenti, è riuscita in pochi anni a conquistare il monopolio del settore in Calabria.

Un altro filone dell’operazione “Decollo” ha portato alla luce come il calabrese, nel 2010, tentò di ripulire fondi neri attraverso investimenti nel “Credito Sammarinese”, una banca del Titano in crisi di liquidità il cui direttore, Lucio Amati, aveva visto negli esponenti ‘ndranghetisti l’ultima spiaggia per evitare il fallimento dell’istituto di credito.

I recenti sequestri del tribunale di Bologna sono solo l’ultimo capitolo di una storia criminale complessa e dalle molte sfaccettature, la punta dell’iceberg di un sistema sempre più radicato nelle nostre terre. Il ricorrere del nome di Ventrici all’interno delle inchieste e il numero impressionante di condanne differenti, fanno capire come questi personaggi, teste di ponte tra diverse zone d’Italia e, in questo caso, del mondo, siano di centrale importanza per le cosche in quest’opera di radicamento.

Andrea Maioli

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