Do you think the Canaries should change its environmental and tourism model for the sake of oil and gas exploration?
Il 75% dei residenti delle Canarie ha detto no

CanarieE così le trivelle sono arrivate anche alle isole Canarie. Il giorno 18 novembre 2014 sono iniziate le esplorazioni petrolifere al largo di alcune delle isole vacanziere più famose del mondo e questo nonostante le ripetute ed appassionate proteste di residenti, amanti del mare e della politica locale. Chi vive alle Canarie infatti – circa 2,2 milioni di persone – non ne vuole sentire di airgun, petrolio e rifiuti petroliferi – e a buona ragione.

La Repsol, ditta spagnola petrolifera, è a capo del consorzio responsabile delle indagini petrolifere che continueranno per i prossimi quattro mesi al largo delle isole Lanzarote e Fuerteventura, nell’arcipelago delle Canarie. Si tratta di un area vastissima e di almeno nove blocchi petroliferi. Oltre alla Repsol, che possiede metà del consorzio, c’è l’australiana Woodside, che ne detiene il 30% e la tedesca Rwe a cui è intestato il rimanente 20%. In questa prima fase di esplorazione petrolifera, detta operazione “Sandia”, la Repsol farà tutto da sola. Seguiranno forse altre indagini, secondo i progetti Chirimoya e Zanahoria.

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La Repsol da un lato stima che – se troveranno petrolio – questo basterà a coprire un decimo del fabbisogno nazionale spagnolo, ma allo stesso tempo, stimano che le probabilità di successo siano fra il dodici ed il venti per cento.

La questione ha creato forti tensioni fra il primo ministro Mariano Rajoy e i politici delle isole Canarie, fra cui il presidente Paulino Rivero, preoccupati per gli effetti sulla flora e sulla fauna del mare, per i pericoli di scoppi e inquinamento a lungo termine – anche perché l’acqua che si usa alle Canarie è desalinizzata direttamente dal mare – e in generale dell’immagine delle loro isole nel resto del mondo. Nel 2013 sono arrivati qui 10,6 milioni di turisti, il 17,5% di tutti i turisti di Spagna.

Vari tentativi di indire dei referendum a livello locale sono stati ripetutamente bloccati dal governo di Mariano Rajoy, e la Corte Costituzionale di Spagna ha sottoscritto il divieto. Poi c’è stata Greenpeace che ha cercato di fare protesta pacifica durante queste esplorazioni petrolifere e la violenta risposta della marina spagnola a creare il trambusto internazionale. Le immagini drammatiche degli ufficiali che speronano la barchetta degli attivisti, fratturando la gamba di una ventitreenne italiana, hanno fatto il giro del mondo.

Ovviamente le promesse, i sogni e i miraggi dei petrolieri sono sempre gli stessi: questo petrolio porterà a investimenti multi-miliardari, si creeranno (addirittura!) 5000 posti di lavoro e diminuiranno le importazioni dall’estero, un problema importante per la Spagna che importa il 99% del proprio fabbisogno nazionale. La Repsol ha anche sottoscritto un fondo da 20 milioni di euro in caso di problemi all’ambiente e di 40 milioni per responsabilità civile se qualcosa va storto. Se dovessero esserci terremoti di magnitudo superiore al livello 4,5 ci si fermerà.

Dimenticano però che le trivelle quasi sicuramente distruggeranno il settore del turismo che rappresenta un terzo dell’economia delle Canarie, e che il turismo è stato uno dei pochi settori della nazione a non aver sofferto la crisi, o che la zona è ricchissima di biodiversità con la quale le trivelle mal si sposano. Ad esempio, Oceana, nel sorvegliare le aree in cui la Repsol vuole trivellare ha scoperto ben 82 specie marine protette.

Sopratutto la Repsol dimentica di dire che la popolazione è fortemente contraria. Forse è per questo che a lungo il governo ha cercato di ostacolare i referendum. Ma alla fine un voto c’è stato. Era un voto di facciata, nel senso che non è vincolante, perché così ha deciso la Corte Costituzionale, ma ugualmente il 23 novembre 2014 i residenti hanno potuto dire la loro: il 75% dei votanti ha detto no alle trivelle, il 10% che non sa, e solo il 15% che è favorevole.

Ma tutto questo alla Repsol e al suo Ceo Antonio Brufau non interessa: nel caso in cui troveranno petrolio, la Repsol chiederà di estrarlo. Canarie o non Canarie. Evidentemente non c’è niente di più sacro.

Qui le immagini con mappe e trivelle al largo delle isole Canarie

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