Pubblicità ingannevole. Con questa motivazione l’Antitrust ha condannato a una multa di 100mila euro Sdl Centrostudi, una delle società leader nell’offrire consulenza e assistenza legale nelle cause contro gli istituti di credito per anatocismo e usura bancaria. Alcuni dei messaggi con cui Sdl promuove sul proprio sito i servizi offerti, infatti, sono stati giudicati fuorvianti e dovranno pertanto essere rimossi. Sdl ha di recente pubblicato il Report nazionale sull’usura praticata dalle banche, presentato lo scorso ottobre a Bari e di cui ilfattoquotidiano.it ha dato conto: in tale documento si sostiene che “sul 99% dei quasi 47mila conti correnti aziendali analizzati sono state rilevate anomalie”.

Tra i claim per i quali Sdl è stata sanzionata c’è quello con cui la società affermava di operare attraverso “una prima fase Onlus, dedicata a predisporre check-up gratuiti, su tutti i prodotti/servizi offerti, al fine di ripristinare la correttezza dei rapporti tra il sistema finanziario/bancario e le imprese”. Le affermazioni pubblicitarie – scrive l’Autorità garante della concorrenza e del mercato – sono da ritenersi “idonee a indurre in errore i destinatari, sotto diversi aspetti”. In primo luogo appare ingannevole l’utilizzo del termine Onlus, in quanto non chiarisce che “il servizio è in realtà svolto da una società di consulenza che opera in forma di società per azioni”. Inoltre i messaggi, secondo l’authority, lasciano intendere al cliente che all’esito dell’esame preliminare di analisi gratuita riceverà una vera e propria ‘perizia certificata’ sulle eventuali anomalie nel rapporto con la banca. In realtà “la consulenza gratuita si concretizza in una generica ‘analisi preliminare’, a seguito della quale non viene redatto alcun rapporto né tantomeno una perizia, ma solo espresso un giudizio circa la possibilità di ottenere un valore recuperabile connesso al contratto analizzato”. Una volta ricevuto tale giudizio, per ricevere un riscontro documentale, il cliente avrebbe dovuto sottoscrivere contratti a titolo oneroso, versando a seconda dei casi il costo della perizia, il 25% dell’eventuale risarcimento ottenuto dalla banca in seguito alla consulenza di Sdl, oppure pagando un’assicurazione aggiuntiva che coprisse le spese giudiziarie in caso di soccombenza.

Il procedimento dell’Antitrust è stato avviato lo scorso aprile in seguito a una segnalazione dell’associazione dei consumatori Adusbef, che ha presentato una denuncia anche ad alcune procure. “Sdl contattava migliaia di imprese, molte delle quali hanno gravissimi problemi con le banche – accusa il presidente di Adusbef Elio Lannutti -. E faceva ritenere che la maggior parte dei conti correnti (ben il 90%) sarebbe afflitto da problemi di usura e anatocismo, promettendo tramite perizie di parte la restituzione del maltolto, con conseguenti citazioni giudiziarie e perizie certificate prive di alcun valore probatorio, come risulta da una pronuncia del tribunale di Milano che nel caso di un’impresa ha rilevato che ‘la lacunosità della documentazione considerata dal perito di parte nell’elaborazione dei conteggi inficia l’attendibilità della consulenza’”.

Secondo l’Antitrust, alcune delle modalità di presentazione online dei servizi di Sdl “nascondono l’intento di ‘agganciare’ il potenziale cliente per indurlo a stipulare successivamente un contratto a titolo oneroso”. L’ammontare della sanzione è stato stabilito in considerazione del “fatturato di notevole entità” di Sdl, pari a 26,2 milioni di euro nel 2013, e in considerazione dello “stato di debolezza dei destinatari costituiti da imprese anche di modeste dimensioni che versano in uno stato di disagio finanziario e bancario”. Dal canto suo Sdl Centrostudi, interpellata nel merito, dichiara: “Si tratta di un giudizio pretestuosamente sollecitato da Adusbef, che per questa via sperava di eliminare un concorrente più efficiente e performante. Nonostante il tam tam mediatico di Adusbef, nel provvedimento dell’antitrust emerge chiaramente la correttezza sostanziale del comportamento di Sdl nella sua meritoria attività di tutela dei consumatori. Su tale aspetto ci si sarebbe attesi un comportamento costruttivo, da parte di Adusbef, finalizzato al perseguimento di interessi comuni e non una pretestuosa campagna volta ad indebolire o ancor meglio distruggere un efficace concorrente.”

@gigi_gno

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