E alla fine Juventus e Atletico Madrid vissero felici e contenti. Zero feriti (e altrettanti reti) e squadre a braccetto agli ottavi grazie a un pareggio, vero e combattuto almeno per un tempo. Vice-campioni d’Europa come prima della classe, i bianconeri a rimorchio grazie a 10 punti che permettono di tenere dietro l’Olympiacos vincente contro il Malmoe tra mille sofferenze. La Juventus torna così alla seconda fase della Champions League dopo la bruciante eliminazione dello scorso anno nel fango di Istanbul. Lo fa mettendo insieme il minimo indispensabile in un girone non irresistibile e il secondo posto vuol dire probabile incrocio duro nell’urna di Nyon. Allegri lo scoprirà il 15 dicembre, ma il lotto delle prime parla chiaro: Real Madrid, Bayern e Chelsea. In attesa di BarcellonaPSG. Sarebbe meno doloroso pescare Monaco, Porto e, forse, il Borussia Dortmund, in crisi nera in Bundesliga ma a gonfie vele in Europa.

Per fare di meglio e scavalcare l’Atletico, i bianconeri avrebbe dovuto vincere con più di un gol di scarto. Un’impresa contro una squadra che nelle precedenti cinque partite del girone aveva mantenuto inviolata la parte in quattro occasioni. Del resto i colchoneros di Simeone hanno costruito le loro fortune sulla capacità di sbarrare la porta agli avversari, con una grande organizzazione tattica. Lascia fare e riparti è un imperativo anche a Torino, dove la Juventus controlla a lungo ritmo e gioco. Nei primi venti minuti sfiora il 70 per cento di possesso palla grazie al palleggio della ‘TriplaP’ a centrocampo. Pirlo, Pogba e Pereyra, schierato al posto dell’influenzato Marchisio, girano con sicurezza ma sono spesso costretti ad andare in orizzontale perché Simeone dispone i suoi su due linee – una a quattro e una a cinque – molto strette nelle quali è difficile trovare spazi per movimenti e tagli.

Molto più facile farlo per gli spagnoli, se hanno la possibilità di distendersi. Succede dopo sei minuti, quando Buffon salva su Koke dopo un errore di Bonucci. E il portiere deve anche bloccare un colpo di testa di Gimenez sugli sviluppi di un errore di Vidal e poi una conclusione di Garcia da fuori poco prima dell’intervallo. In mezzo c’è tanto bianconero, ma scarseggiano le emozioni. Anche quando riesce a distendersi sulla destra con Lichtsteiner, la Juve evapora in area di rigore trasformata dall’Atletico in una strada meno scorrevole di una circonvallazione all’ora di punta. Tevez ci prova dopo una sponda di Llorente: tiro respinto. Poi è lo stesso attaccante basco a cercare miglior fortuna con un colpo di testa. Niente da fare, gioco veloce ma occasioni poche.

Del resto, nessuno ha fretta. Infatti i ritmi si abbassano dopo l’intervallo. La Juventus forza nel cuore del secondo tempo, Vidal ha due occasioni buone ma rimediano prima Moyà e poi la difesa, anticipando il cileno dopo un tiro di Pogba. È il minuto 64. Gli ultimi ventisei filano via senza sussulti. L’arrembaggio non conviene alla Juve; scoprirsi non è nel dna dell’Atletico, men che meno rischiando di porgere il fianco e ritrovarsi in svantaggio, ingolosendo a quel punto i bianconeri. Anche perché il Malmoe risponde due volte all’Olympiacos prima di sciogliersi negli ultimi tre minuti e perdere 4-2. Alla Juventus non importa più nulla. Gli ottavi sono in tasca. Fino a febbraio ci sarà tempo per affinare i meccanismi e mettere benzina nelle gambe. Visto la caratura dei possibili avversari è una necessità.

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Champions League: Juve, basta pareggio. La Roma deve vincere per gli ottavi

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