Allarme droghe “legali” nel Regno Unito, dove fra il 2009 e il 2012 il numero dei morti per le sostanze stupefacenti consentite dalla legge inglese – e spesso internazionale – è cresciuto di otto volte, passando da 12 a 97. A diffondere il dato è stato il Centre for Social Justice, un think tank tendenzialmente conservatore che è andato a recuperare le cifre provenienti dal servizio sanitario pubblico britannico, l’Nhs. Anche se i nomi delle sostanze, per la legge, non possono essere associati alla morte – e quindi citati – a meno che un tribunale emetta delle condanne, cosa che ancora non è avvenuta.

Per quanto riguarda il 2013 e l’anno in corso, l’esatta conta dei morti non è ancora stata rivelata, ma si stimano dati simili a quelli di due anni fa, quando appunto quasi cento persone persero la vita. Le droghe legali spesso portano gli assuntori a compiere gesti pericolosi, come lanci dalle finestre, sui binari di una ferrovia, oppure ad arresti cardiaci e polmonari, ha avvertito il gruppo di pressione. E ora parte l’appello, nel Regno Unito, per rendere più facilmente perseguibili quei negozi che vendono queste sostanze, introducendo una legge simile a quella irlandese che in pochi anni ha portato il numero delle rivendite da circa cento a dieci.

La chiave, secondo il Centre for Social Justice, sarebbe tutta nei maggiori poteri da dare alla polizia. In un Paese come il Regno Unito, dove si registra il maggior consumo fra le persone giovani in Europa di queste sostanze legali (e anche di quelle illegali), ci si aspetta ora una presa di posizione da parte dell’esecutivo (una coalizione fra conservatori e liberaldemocratici) guidato dal Tory David Cameron. La vicina Irlanda, appunto, viene presa come esempio, un’isola dove una legge della Repubblica, nel 2010, diede maggiore campo di azione alle forze dell’ordine.

Le norme che consentono in Gran Bretagna la vendita di queste sostanze risalgono agli anni Ottanta, quando la scena punk imperversava e quella dei rave e della musica elettronica iniziava a diventare un fatto di costume di massa. Regole che hanno portato, secondo l’accusa del think tank, a 2.339 ricoveri in ospedale nel 2012, contro quei 738 registrati nel 2009. Circa altrettante, due anni fa, anche le persone seguite dai servizi sociali e sanitari per il consumo di queste sostane. Che non sono considerate ufficialmente vere e proprie droghe. E che spesso sono acquistabili anche su Internet, un mercato ancora più difficilmente controllabile.

Christian Guy, direttore del centro, ha detto alla stampa britannica: “Le droghe legali stanno distruggendo molte vite. Ormai è giunto il momento di essere più duri con coloro che campano vendendole. Il Regno Unito – ha continuato – è già ‘l’uomo più drogato’ d’Europa, con alcuni dei peggiori dati circa il consumo di eroina, crack e alcool. Combattere queste droghe legali deve diventare una priorità”.

Il centro ha anche dato alcuni numeri sul consumo di droghe che un tempo erano legali e da alcuni anni non lo sono più. Il mefedrone, bandito nel Paese nel 2010, in cinque anni ha causato il 95% di ospedalizzazioni in più. Il consumo del Gbl (gamma – butirrolattone, illegale dal 2009) nello stesso arco temporale è aumentato del 75%, mentre il numero delle persone in cura per l’uso della ketamina (bandita nel 2006) è aumentato in cinque anni del 40%. Ora, appunto, l’obiettivo è accrescere il numero delle sostanze illegali, in una stretta che mira apertamente a riportare il Regno Unito a numeri “più europei”.

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