L’imponente Valeria Marini si fa fotografare davanti all’albero di Natale del foyer della Scala e il rischio è di confonderli. L’onorevole montiano Alberto Bombassei, ex vice della Marcegaglia, si trascina dietro la moglie. Ma davvero troppo in ritardo. E, per entrare in sala al buio con il Fidelio già cominciato da mò (e non si potrebbe), ha bisogno dell’aiuto di una maschera che, per giustificare il parlamentare, sospira: “Eh, i centri sociali…”. La Lagarde pattina via senza fermarsi, Franceschini parla con tutti i giornalisti. Ivan Scalfarotto sembra fare un respirone prima di prepararsi al tappeto rosso del teatro. Ma non deve preoccuparsi: i giornalisti hanno già avuto il rompete le righe dopo il passaggio a cento all’ora di Piero Grasso. Corrado Passera tira un sospiro di sollievo quando vede che le telecamere lo cercano ancora: d’altra parte è l’unico leader di partito (tra virgolette). Sabina Negri, ex moglie di Roberto Calderoli, ronza intorno a tutte le telecamere e passa dai complimenti per l’allestimento ultramoderno dell’opera di Beethoven a un suo parere sull’attualità politica. Nell’arco costituzionale dei vip forse non così importanti, si salta da Livia Pomodoro a Chicco Testa, fino ad Alfonso Signorini ed Enzo Miccio (con stampelle). Nessuno, invece, rincorre l’architetto Vittorio Gregotti. Così, senza politici, con gli imprenditori che dicono cose banali, con Eva Riccobono e Roberto Bolle a far cedere le mascelle a signori e signore, non resta che sentire chi alla Scala viene da decine di anni. Che – per pellicce, gioielli, messa in piega, prezzo del biglietto – entra nel mirino della protesta di quelli che là fuori, in piazza, cantano ‘El pueblo unido jamàs serà vencido’. E invece forse la pensa allo stesso modo: “I politici non vengono? Certo: si vergognano. Restino a Roma”  di Francesca Martelli e Diego Pretini

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