Qualche giorno fa una giovane e rigorosa cronista del Corriere dell’Alto Adige di Bolzano, Silvia Fabbi ha realizzato una intervista con un italiano che ha deciso di convertirsi all’Islam. Non occorre un luminare dei media per comprendere che, comunque la si pensi, si tratta di un argomento di attualità e di grande rilevanza, sia nella realtà nazionale, sia in quelle locali. Ascoltare e far ascoltare queste voci significa anche consentire alla pubblica opinione di comprendere la sostanziale differenza tra chi di converte e sceglie la lotta armata e chi, come accade nella la stragrande maggioranza dei casi, sceglie un’altra fede per altre ragioni.

Sia come sia, Silvia Fabbi ha compiuto il suo dovere di cronista; forse proprio questo ha scatenato i peggiori umori degli intolleranti e dei razzisti di turno; con l’aggravante che essendo l’autrice una donna, nei suoi confronti gli squadristi di turno si sono sentiti anche autorizzati ad utilizzare quel linguaggio “da fogna” che, per altro, ben fotografa il loro animo. Il loro livore ha trovato ospitalità sulla rete. Uno dei più invasati ha scritto: “Ci auguriamo che venga stuprata, poi massacrata, infine decapitata, chi difende i Musulmani merita questo...”

Per altro la danza era stata aperta da uno certo signor Sergio Armanini, già candidato della Lega a Merano che aveva scritto: “Ma perché non le mettiamo un burqa e non la facciamo andare in Nigeria, al centesimo stupro capirà..”. Prima di lui una consigliera comunale di destra aveva accusato la Fabbi di “buonismo ottuso” ed altre consimili amenità.

Le reazioni dei “politici” sono assai più gravi di quelle degli altri, perché le parole di odio, quando assumono un aspetto istituzionale, diventano ancora più rischiose ed innescano odio e intolleranza. Bene hanno fatto sindacato e ordine dei giornalisti a reagire, ma ora spetta alla magistratura e alle forze di polizia fare altrettanto.

L’istigazione all’odio, le ingiurie, la diffamazione, sono reati sanzionati dai codici in modo inequivocabile. Naturalmente restiamo sempre in attesa che le forze politiche che hanno espresso simili personaggi provvedano alla loro espulsione, ma forse i loro capi sono troppo impegnati a marciare contro i campi rom per potersi occupare di simili dettagli…

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