Censis, anno 2007. Il rapporto annuale dell’istituto segnala l’insoddisfazione nei confronti delle istituzioni. Rapporto causa-effetto: si crea una sorta di legittimazione della scorrettezza che è percepita come una risposta sana e fisiologica. Quindi? Si evade il fisco, si chiedono raccomandazioni, e così via. “Raccomandazioni”, termine famigliare per gli italiani, tanto nel 2007 come nel 2014, per cercare lavoro e opportunità. Dalla teoria alla pratica: Giuseppe De Rita, attuale presidente del Censis, ha appena annunciato la nomina di suo figlio Giorgio a “segretario generale per il triennio 2015-2017 nonché facente funzione nello stesso periodo di Direttore Generale“. Lo stesso Giuseppe che ha appena presentato il rapporto Censis 2014, analisi severa sulla politica italiana, la società in declino e le imprese che, soffocate dalla crisi, non investono. Contingenze economiche che si abbattono sulle famiglie e sui loro figli, travolti da un mercato del lavoro precario e flessibile. Ma soprattutto incerto.

Non è così per Giorgio, fresco di successione alla guida del Centro Studi Investimenti Sociali, “istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964”, divenuta fondazione composta da enti pubblici e privati dal 1973 che tra i suoi clienti ha tanti enti pubblici. Detto in altre parole, si legge sul sito dell’istituto, “il lavoro di ricerca viene svolto prevalentemente attraverso incarichi da parte di ministeri, amministrazioni regionali, provinciali, comunali, camere di commercio, associazioni imprenditoriali e professionali, istituti di credito, aziende private, gestori di reti, organismi internazionali, nonché nell’ambito dei programmi dell’Unione europea”. Giorgio, secondogenito, ha appena 12 anni quando il papà Giuseppe – che ha altri sette figli avuti dalla moglie Maria Luisa Bari – diventa presidente della Fondazione. Nessun ricambio al suo vertice, perché De Rita senior, insediato nel 1974, è rimasto al suo posto fino a oggi. Quarant’anni precisi, fino al cambio di testimone, sempre in famiglia.

Le domande de ilfattoquotidiano.it in merito alla raccomandazione sul successore per il presidente senior sono “gossip” e “cazzate” perché lui non vede proprio “nessun conflitto d’interesse”. Anzi, a dirla tutta, visto che siamo alla presentazione del rapporto, si tratta di “domande che non c’entrano niente”. “Si chiama De Rita? Eh, ciccio, questo è un modo per cercare il capello a oltranza”, dice infastidito il presidente da quattro decadi, perché l’ascesa di Giorgio per lui ha proprio tutte le carte in regola. “Mio figlio ha il curriculum adeguato”, insiste. Vanta un passato da “amministratore delegato di Nomisma che è una grande società di ricerca, è stato direttore generale della società che si occupa di digitalizzazione dello Stato (direttore generale dal 2012 con un incarico da 158mila euro l’anno, ndr) ed è una persona per bene. A nominarlo è stato il cda, formato da quindici grandi aziende come Telecom e Banca Intesa. Quindi non è una nomina fatta in famiglia”. Insomma, dice papà De Rita, “dove trovavo un altro con il suo curriculum”, visto che ritiene il suo “di ottima levatura”?. E se si fosse affidato ai cacciatori di teste? Ipotesi da scartare, se è per “farmi portare uno che non ha quel tipo di esperienza”. Nulla da fare, i figli so’ pezzi ‘e core. I più bravi, i più preparati, i migliori. 

Lo penseranno anche le famiglie di cui parla il rapporto Censis 2014 per le quali, però, in futuro è fatto di salite perché riserva “incertezza, inquietudine, ansia”. E il sentiment per gli anni a venire non anticipa prospettive di maggiore serenità: il 43,2% dei millennials (in età compresa tra 18-34 anni) si sente inquieto perché ha un retroterra fragile e il 26,6% in ansia perché privo di una rete di copertura. In sostanza, un sentiment senza diritto di successione garantito.

Video di Annalisa Ausilio

 

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