Un voto per accelerare sulle riforme in Parlamento, nessuna alleanza o coalizione con il Movimento 5 stelle. Ma sì al dialogo con chi dei grillini “non segue il blog come una bussola”. Matteo Renzi parla alla direzione del Partito democratico e fa la sua analisi del voto alle Regionali della scorsa settimana. “Abbiamo davanti”, ha detto, “una nuova destra, Grillo salta e il Pd arriva al 40 per cento ma deve decidere cosa vuole fare da grande”. Ora la preoccupazione del presidente del Consiglio è per i lavori in Parlamento: dalla riforma della legge elettorale all’abolizione del Senato: “Io chiedo un voto sulla convinzione di proseguire il disegno per capire se la direzione del Pd è convinta che le riforme vadano accelerate e non rallentate”. L’ordine del giorno è stato approvato con soli due voti contrari.

E per fare questo, non chiude a prescindere ad un’intesa con la parte “critica” dei 5 stelle: “E’ fisiologico che quei ragazzi e quelle ragazze arrivati alle prime esperienze in Parlamento, oggi debbano rendere ragione del tempo che impiegano. E non possano continuare a stare fermi. Oggi è possibile quel percorso di coinvolgimento di una parte di quelle donne e di uomini che ritengono il blog di Beppe Grillo non più l’unica bussola della propria vita. È chiaro che dovremo essere non in grado di offrire una alleanza politica, che non vogliamo offrire, ma si tratta di capire se su alcune cose di buon senso riusciamo finalmente a portarli a discutere”.

Fare le riforme e farle presto, continua a essere l’idea di Matteo Renzi. E per questo ha respinto le richieste di Silvio Berlusconi che prima vorrebbe il voto per il Quirinale: “La proposta del presidente Berlusconi di scegliere prima il prossimo Capo dello Stato della legge elettorale va restituita al mittente. Questo tentativo sarebbe inaccettabile. Interrompere il cammino della legge elettorale o delle riforme significherebbe azzerare, sarebbe riportare al vicolo corto senza passare dal via e questo non è accettabile”. Proprio l’Italicum deve arrivare in discussione al Senato ed è stato rivisto dopo il vertice di maggioranza: “Sulla legge elettorale noi abbiamo ottenuto un accordo migliorativo rispetto all’Italicum 1.0. E’ del tutto evidente che non c’è alcuna ragione per bloccare o ritardare la legge elettorale. L’accordo fatto con Ncd, i partiti che sostengono la maggioranza, e condiviso con due eccezioni da Forza Italia non è rinegoziabile“. Renzi ha parlato poi alla minoranza democratica: “Il Pd è una comunità, a volte una comunità di diversi, ma non possiamo immiserirci con un dibattito interno, magari congressuale. Il congresso lo faremo nel 2017, nel frattempo cambiamo l’Italia”.

Sul tavolo della discussione anche la scarsa partecipazione delle Regionali in Emilia Romagna e in Calabria: “Respingo la tesi”, ha detto Renzi, “che l’astensionismo in Emilia Romagna derivi dalla disaffezione per il Jobs act. E’ una lettura superficiale, parziale e discutibile. Provo a dire tre concetti che secondo me ispirano l’analisi del voto. Si avanza una nuova destra, Grillo si arresta, il Pd cresce ma deve decidere cosa vuole fare da grande”. Il leader Pd ha respinto anche le accuse sulle cene di autofinanziamento degli scorsi giorni: “Qualcuno ai banchetti ci ha detto che non è andato a votare per le cene da mille euro. Ma io le rivendico. Perché il Pd è l’unico partito che non manda in cassa integrazione i propri dipendenti, la Lega lo fa, FI altrettanto. Noi no, siamo differenti”.

Sul tema riforme risponde l’ex presidente Pd ed esponente della minoranza democratica Gianni Cuperlo: “Più volte ci è stato detto che non si potevano apportare modifiche né all’Italicum, né alla riforma costituzionale che non fossero concordate con il principale contraente del patto del Nazareno. Oggi pare che quel contraente prenda tempo. Io penso che dobbiamo fare le riforme la differenza non è ‘se’ farle, ma è sul merito. Questo patto esiste ancora, è solido scricchiola, ha bisogno di un tagliando? Questo patto esiste ancora, è solido o scricchiola, ha bisogno di un tagliando?”. Ma l’ipotesi maggioranze alternative non convince i democratici: “Chiedo”, ha detto il responsabile riforme Emanuele Fiano, ” che ci sia unità alla fine di questo percorso perché se per caso su alcuni emendamenti si dovessero comporre delle maggioranze spurie sarebbe un fatto molto complicato da gestire. Accanto alla questione di merito, su cosa andrebbe corretto, c’è una questione politica”.

Intanto all’esterno una manifestazione con circa cinquanta precari degli istituti di ricerca ha accolto il premier. I manifestanti erano muniti di fischietti e trombette nonché di striscioni con indicati gli enti di ricerca per cui lavorano. Lo striscione più vistoso aveva la scritta “No al Jobs Act – sì alla ricerca pubblica”.  Numerosi gli slogan scanditi: “Renzi come Berlusconi”, “La ricerca non si tocca”, “Vieni sotto a prender l’acqua.

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